Mosca-Pechino. Putin e Xi Jinping inaugurano il gasdotto russo-cinese
MOSCA. La kermesse per l’inagurazione del gasdotto russo-cinese «la forza della Siberia» avrebbe dovuto tenersi Mosca ed essere spettacolare e sfarzosa. Tuttavia con la grave crisi politica ad Hong Kong in pieno svolgimento Xi Jinping ha preferito restare a Pechino e la cerimonia si è tenuta ieri a Soci in teleconferenza. Tuttavia il significato non solo simbolico ma anche politico ed economico dell’avvenimento resta enorme. Putin, nel suo discorso, ha affermato che con il lancio del gasdotto la cooperazione energetica tra i due paesi raggiungerà un nuovo livello.
Il contratto per portare in Cina era stato firmato nel 2014 e ci sono voluti 5 anni per costruire un gasdotto lungo quasi 3 mila chilometri. L’accordo è stato firmato dalle parti per 30 anni e prevede una fornitura annuale di 38 miliardi di metri cubi di gas aumentati poi la scorsa primavera a 44.
Si tratta, come ha sottolineato il presidente di Gazprom Alexey Miller, «del più grande progetto mai realizzato dalla nostra azienda». Alla costruzione della pipeline hanno lavorato 10 mila persone, sono stati utilizzati 130 mila tubi di vario diametro e sono state saldate più di 260 mila giunture, attraverso paludi e fiumi.
Per avere un’idea delle dimensioni dell’affare si pensi che Turkish stream, entrato in funzione qualche settimana fa, pomperà 15 miliardi di metri cubi in Turchia ma raggiungerà la massima capacità di fornitura di 30 miliardi solo se raggiungerà Bulgaria, Serbia e Grecia. Putin nel suo discorso ha voluto rimarcare che il lancio del gasdotto porta l’interazione tra Russia e Cina nel settore energetico a un livello altissimo.
Questo accordo «ci fa avvicinare all’obbiettivo che ci siamo dati con il presidente Xi di portare il nostro commercio bilaterale a 200 miliardi di dollari entro il 2024». Sarà utile ricordare a questo proposito che prima della stagione delle sanzioni anti-russe il primo partner commerciale della Federazione era la Germania con 100 miliardi di dollari di interscambio. Il presidente cinese nel suo discorso ha voluto lanciare un allarme in chiave ecologista.
Secondo il capo di Stato del Dragone non è solo importante l’affidabilità dell’impianto ma anche «la sua compatibilità con l’ambiente: è importante prestare particolare attenzione alla sua protezione, a un sfruttamento delle risorse rispettoso della natura e efficiente sotto il profilo energetico a basse emissioni di carbonio».
Maria Belova, direttore della ricerca per Vygon Consulting ritiene che «la Cina abbia iniziato la transizione dal carbone al gas e ciò ha portato a un aumento significativo non solo della domanda interna ma anche nell’importazione di combustibile blu». Ne è convinto anche il presidente dell’Istituto di politica energetica di Xiamen Lin Boqiang secondo il quale «la Cina ha enormi opportunità di aumentare il consumo di gas: la quota di energia pulita nel consumo totale è di circa l’8%, mentre nei paesi sviluppati questo indicatore raggiunge il 20%» ha sostenuto l’esperto.
* Fonte: Yurii Colombo, il manifesto
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