Ucrainagate. Trump perde il primo round sulla procedura d’impeachment
Resta anonima la sua identità, ma chiunque sia «verrà protetto». The Donald indispettito: «Ai vecchi tempi le spie venivano trattate diversamente»
L’udienza del comitato di intelligence della Camera con il direttore esecutivo dell’intelligence nazionale Joseph Maguire, rappresenta il primo passo dell’inchiesta formale di impeachment contro il presidente e non comincia bene per Trump. Maguire ha rotto con il presidente e con i repubblicani che hanno criticato e messo in discussione le motivazioni dell’informatore della comunità dell’intelligence che ha presentato la denuncia contro Trump: «Credo che l’informatore abbia fatto la cosa giusta – ha detto – ha seguito la legge in ogni fase del processo».
IL DIRETTORE AD INTERIM dell’intelligence nazionale ha anche riconosciuto che il suo ufficio si è consultato con il consulente della Casa bianca dopo aver ricevuto il reclamo che dettagliava le accuse sulle comunicazioni di Trump con l’Ucraina, perché le chiamate con i leader stranieri rientrano nel privilegio esecutivo. Maguire ha ripetutamente difeso la sua gestione della denuncia, dicendo di aver seguito la legge in una situazione «senza precedenti». La sua udienza davanti al comitato e il briefing a porte chiuse davanti al pannello del Senato, arriva poche ore dopo che il testo della denuncia del whistleblower (ancora anonimo, anche Maguire dice di non conoscerne l’identità) era stato diffuso.
DA QUESTO TESTO SI EVINCE che: dei funzionari della Casa bianca credono che Trump abbia cercato di usare il suo potere per ottenere un guadagno politico personale; gli avvocati della Casa bianca hanno cercato di nascondere la trascrizione della chiamata ricostruita, e non è la prima volta che lo fanno; il Dipartimento di Stato ha giudicato le mosse dell’avvocato personale di Trump Rudy Giuliani in Ucraina come una minaccia alla sicurezza nazionale; la richiesta telefonica di Trump di fare indagini ha coinciso con un «improvviso cambio di politica riguardo all’assistenza degli Stati uniti per l’Ucraina»; il whistleblower ha sollevato preoccupazioni sul coinvolgimento del procuratore generale William Barr; Michael Atkinson, ispettore generale della comunità dell’intelligence, ha tenuto segreta l’identità del whistleblower; l’ispettore generale, nonostante avesse segnalato «informazioni attenuanti», aveva comunque concluso che la denuncia era urgente e credibile.
LA SPEAKER DELLA CAMERA Nancy Pelosi ha concluso che Trump ha violato la costituzione, mettendo a rischio «la nostra sicurezza nazionale e l’integrità» delle elezioni americane.
Al momento, vista la sua comprensione della politica ucraina si pensa che il whistleblower sia un analista della Cia. Il comitato di Intelligence della Camera ha già promesso che, chiunque esso sia, verrà protetto. E probabilmente ne avrà bisogno, date le dichiarazioni di Trump.
Il presidente statunitense, davanti a una folla di membri della missione Usa alle Nazioni unite che chiedeva dell’identità del whistleblower, ha risposto che chiunque sia è molto vicino a essere una spia e che «ai vecchi tempi» le spie venivano trattate diversamente.
* Fonte: Marina Catucci, il manifesto
Related Articles
La gauche in cerca d’autore sfida tra gli “orfani” di Dsk
Inizia oggi la campagna per le primarie del Ps, una battaglia incerta la cui posta finale è la conquista dell’Eliseo In testa la Aubry, Hollande e la Royal, ma sul partito pesa l’assenza di Strauss-Kahn fatto fuori dal sexy scandalo. I probabili protagonisti del ballottaggio del 16 ottobre sono Martine e Franà§ois. La Ségolène può essere l’ago della bilancia. Il ruolo di outsider potrebbe però rafforzarla
La ripresa europea parte da 750 miliardi di euro, 500 a «fondo perduto»
La presidente della Commissione Ue ha presentato la proposta sul “Recovery Fund” battezzato “Prossima Generazione Europa”. All’Italia 173 miliardi: 82 in sovvenzioni, 91 in prestiti da restituire entro il 2058
Tre generali golpisti condannati all’ergastolo
TURCHIA · Continua la guerra tra eserciti
La sinistra, kurda e turca, cerca spazi, ma viene colpita con una violenza che ricorda gli anni ’90. Ergastolo per tre ex generali turchi accusati di aver tramato un nuovo colpo di stato per rovesciare il governo del premier islamico Recepp Tayyip Erdogan. I tre, Cetin Dogan (ex primo comandante dell’esercito), Halil Ibrahim (ex comandante dell’aviazione) e Ozden Ornek (ex generale della marina) sono stati condannati (il giudice ha stabilito che sconteranno in carcere vent’anni e non l’ergastolo) per aver organizzato e diretto i preparativi del golpe denominato balyoz (mazza).