Decreto sicurezza. Migranti e ong, il core business di Salvini
L’approvazione in primo passaggio parlamentare del Decreto sicurezza bis getta una luce inquietante sulla reale politiche in materia di gestione dei flussi migratori da parte del Ministro degli Interni: è infatti oramai evidente che non vi è nessuna intenzione di affrontare realmente il problema, e tantomeno di risolverlo in chiave europea o addirittura internazionale, perché la rendita della gestione sub specie ordine pubblico dei migranti, con annessa criminalizzazione delle Ong e dei migranti stessi, è oramai chiaramente il core business della Lega, il giacimento quasi unico del suo consenso elettorale.
LA CHIARA volontà di non risolvere alla radice le questioni, complesse ma chiare, legate ai fenomeni migratori, può essere riassunta in alcuni passaggi chiave. In primis, al livello mondiale, il ritiro dell’Italia dal global compact sulla migrazione, in un primo tempo approvato e poi rigettato da un Parlamento già allora influenzato dalla visione leghista delle relazioni internazionali. Certo siamo in buona compagnia, con l’America di Trump che, non a caso, mantiene la stessa rotta, e cioè da una parte muri e repressione interna, dall’altra taglio selettivo delle risorse per la cooperazione allo sviluppo.
Ultima, la decisione di estendere a tutti gli interventi a favore dell’interruzione consapevole e sicura di gravidanza, la cosiddetta Mexico City Policy che vieta ad Usaid, l’Agenzia Usa per la cooperazione, di finanziare Ong che le implementano o sostengono partner che lo fanno. Un chiaro segnale contro il rispetto degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, tra i quali sono compresi il rispetto e l’appoggio ai diritti riproduttivi e sessuali. Pensiamo solo alle gravidanze precoci, ai matrimoni forzati, ai pericoli per la salute delle bambine e delle donne che derivano dalle interruzioni clandestine.
IL DIBATTITO su come contrastare queste decisioni si è aperto tra le Ong internazionali che si occupano di infanzia, ma non solo, dato che la posta in gioco è, da una parte, il rispetto di diritti fondamentali, dall’altro l’indipendenza e la coerenza delle Ong stesse.
E così, anche in Italia, prende una luce prospettica inquietante il parallelo tra sostegno ai movimenti pro life, e politiche anti-migratorie. Secondo passaggio, l’alleanza con i sovranisti europei. Sappiamo bene che se si vuole cambiare la normativa di Dublino, è necessario creare una rete di alleanze tra le varie forze politiche comunitarie.
ORA, SE LA LEGA dialoga solo con quelli che il regolamento di Dublino non vogliono assolutamente toccarlo, qualche ulteriore dubbio viene. Per questo il continuare a salvare vite, ad accoglierle, a denunciare la chiusura degli spazi democratici, costituiscono gli anticorpi necessari alla democrazia del nostro Paese dell’Europa e, per fortuna, l’insieme delle Ong italiane ne è decisamente consapevole.
* Fonte: Raffaele K. Salinari, IL MANIFESTO
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