“Non è un paese per vecchi”, i pensionati in piazza a Roma
Il governo del cambiamento ha rianimato i sindacati. Nel giro di meno di quattro mesi Cgil, Cisl e Uil riempiono per la seconda volta piazza San Giovanni dimostrando una capacità di mobilitazione – unitaria – che molti consideravano scomparsa per sempre. Dopo il 9 febbraio con il battesimo di Landini segretario generale della Cgil, ieri sono stati i pensionati a colorare di rosso, verde e blu la piazza storica della sinistra, dal 2013 rubata spesso dal Movimento 5 stelle. Lo slogan dei pensionati è diretto e efficace: «Dateci retta, siamo 16 milioni».
SPI CGIL, FNP CISL E UILP hanno mobilitato i loro iscritti da tutta Italia con partenze notturne o all’alba nei giorni in cui stanno ricevendo gli assegni decurtati per la rivalutazione prevista dal primo gennaio, ma tagliata nella manovra. Come denunciano tutti in piazza: «Fino alle elezioni europee ce l’hanno data e adesso che le elezioni sono passate ci fanno la beffa di chiederci i soldi indietro». Si tratta di 100 milioni che si aggiungono ai 3,6 miliardi di tagli previsti dal governo del cambiamento nel triennio 2019-2021.
La manifestazione è stata prevista stanziale, senza corteo. Il percorso dal parcheggio delle centinaia di autobus o dalla fermata della metropolitana diventa un corteo a piccoli gruppi con gli slogan e i cartelli mostrati con orgoglio ai romani alle prese con il primo sabato di primavera dopo mesi di pioggia e di freddo. Lupi e pantere grigie ancora combattivi, parecchi accompagnati da figli e nipoti. Gli slogan più gettonati sono: «Si scrive conguaglio, si legge vi abbiamo fregato i soldi» e «Non è un paese per vecchi».
Il tema delle pensioni si unisce a quello del fondo per la non autosufficienza e al rilancio della sanità pubblica spolpata dai privati.
Tra i più applauditi, assieme a Landini, il giovane segretario confederale Giuseppe Massafra, denunciato venerdì per diffamazione direttamente da Matteo Salvini per aver detto la verità: il blocco biennale del codice degli appalti proposto dal leader leghista aprirebbe la strada alla malavita nel già poco trasparente mondo dell’edilizia e delle costruzioni.
DAL PALCO È TOCCATO al segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti aprire i comizi. E proprio Salvini – definito più volte «il ministro della paura» – è stato il più citato. «È blasfemo baciare il crocifisso e lasciar morire i migranti», «risponderemo colpo su colpo ad ogni forma di violenza, intolleranza e fascismo». L’accusa diretta al governo è quella sul «contratto»: «Ne parlate sempre ma dov’è andato quello con i pensionati che dal primo gennaio dovevano avere una rivalutazione finalmente dignitosa? Non siamo avari come ci chiama il presidente del consiglio, anche pochi euro in meno sono pesanti per chi ha una pensione media, non ce la fa. E in più ci sono i 3 milioni di persone non autosufficienti che voi non aiutate: state imbrogliando le persone. E per i giovani non fare niente, noi invece proponiamo la pensione di garanzia, alla faccia di chi ci chiama egoisti. Facciamo proposte concrete – continua Pedretti – non semplici no. Se non ci saranno risposte saremo molti di più in ogni territorio, casa per casa con migliaia di assemblee». E infine Pedretti lancia addirittura «lo sciopero generale»: «Se non avremo risposte arriveremo a bloccare il paese con quello strumento del novecento che ancora funziona, assieme a tutte le categorie di lavoratori».
POI È TOCCATO A GIGI BONFANTI, storico segretario generale del Fnp Cisl rivolgersi al governo. «La pensione è il contratto nazionale dei pensionati e voi non lo avete rispettato tagliando la rivalutazione. In più noi vogliamo una sanità che non dipenda dalla carta d’identità o dalla carta di credito del malato. Questa piazza non si fermerà finché non otterremo quello che chiediamo. Questa piazza non è contro nessuno, vuole avere risposte e invece dal governo arriva solo un silenzio assordante. Ogni tanto, quando si sveglia, il governo propone un tavolo. Però quel tavolo non ha mai le gambe e nemmeno le ruote». E usando lo slogan della manifestazione conclude: «La nostra piattaforma è quella giusta per il paese e punta sul lavoro. Dateci retta, è l’ultima possibilità».
A chiudere la manifestazione il comizio di Carmelo Barbagallo nella doppia veste di segretario generale della Uilp pensionati (ruolo che manterrà) e della Uil confederazione che fra poco cederà a Pierpaolo Bombardieri: «Basta togliere ai poveri per dare ai poveri: questo è un comportamento da Robin Hood geneticamente modificato. Non va bene. Sedici milioni di pensionati vorrebbero che il governo dia loro retta – ha chiuso Barbagallo – ma se non ci risponde li manderemo alle liste d’attesa dell’otorino».
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
Foto: CGIL
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