Crisi diplomatica tra Francia e Italia, richiamato l’ambasciatore

Crisi diplomatica tra Francia e Italia, richiamato l’ambasciatore

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Diplomazia.  La lunga serie di sgarbi. Lo scontro politico per le europee

PARIGI. Per la Francia, le relazioni con l’Italia sono in una «situazione grave», «senza precedenti dalla guerra» (dalla dichiarazione di guerra dell’Italia di Mussolini, nel ’40, la «pugnalata nella schiena» di un paese già sconfitto). L’ambasciatore a Roma, Christian Masset, è stato richiamato, per alcuni giorni, per consultazioni. Non era mai successo.

«LE ULTIME INGERENZE costituiscono una provocazione supplementare e inaccettabile – ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri, Agnès Von Der Mühll – violano il rispetto dovuto alla scelta democratica fatta da un popolo amico e alleato, violano il rispetto dovuto tra governi democraticamente e liberamente eletti».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo «vari mesi» di «accuse ripetute, attacchi senza fondamento, dichiarazioni oltraggiose», è stata la visita a sorpresa, martedì a Montargis, del vice-presidente del consiglio italiano, Luigi Di Maio, assieme all’esponente del M5S, Alessandro Di Battista, con l’incontro con una delegazione dei gilet gialli, esponenti della corrente che ha l’intenzione di presentare una lista, il Ric (Ralliement d’initiative citoyenne), alle prossime elezioni europee.

L’incontro si è concluso con una dichiarazione di Di Maio, che ha sorpreso: «il vento del cambiamento ha passato le Alpi», frase ripetuta due volte (tra l’altro, uno dei gilet incontrati a Montargis, Christophe Chalençon, che si è presentato come «portavoce» è stato subito smentito da Ingrid Lavavasseur, all’origine della lista Ric, ed è un personaggio con posizioni problematiche, anti-musulmano, vicino all’estrema destra, che ha invocato l’«uomo forte» per portare Macron alle dimissioni, facendo il nome dell’ex capo di stato maggiore Pierre de Villiers, che aveva dato le dimissioni nell’estate 2017, dopo una polemica con il giovane presidente).

Già mercoledì, il ministero degli Esteri aveva reagito, parlando di «provocazione inaccettabile». La reazione francese va collegata alla situazione di forte tensione che sta vivendo il paese, dopo tre mesi di manifestazioni dei gilet gialli al grido di «Macron dimissioni», di violenze di piazza, di repressione contestata da parte della polizia, di polemiche politiche, in pieno «Grande Dibattito» per tentare di uscire dalla crisi.

MA HA ANCHE UNA VALENZA più ampia: «la campagna per le elezioni europee non può giustificare la mancanza di rispetto di ogni popolo o della sua democrazia» dice il Quai d’Orsay, «avere disaccordi è una cosa, strumentalizzare le relazioni a fini elettorali è un’altra».

Emmanuel Macron è stato individuato dal fronte nazional-populista come l’uomo da abbattere, il rappresentante della tendenza «mondialista» che vogliono sconfiggere. Macron aveva reagito, prendendo Matteo Salvini e Viktor Orban come simboli del fronte che vuole distruggere la costruzione europea. Il presidente francese è accusato di aver affermato che il «populismo» è «come la lebbra», che gli italiani hanno interpretato come rivolta specificamente a loro, in seguito alle tensioni sul rifiuto di accogliere l’Aquarius.

LA RIPOSTA DI SALVINI è stata: «Macron pessimo presidente» che «prima torna a casa meglio è». Ieri, il capolista per le europee del Ressemblement national, Jordan Bardella, ha accusato Macron di essere lui «l’insultatore numero uno». Il Quai d’Orsay ricorda che «Francia e Italia sono unite da una storia comune; condividono un desino. Insieme hanno costruito l’Europa e operato per la pace. La Francia è profondamente legata a questa relazione di amicizia che nutre cooperazioni in tutti i campi e una vicinanza tra i due popoli» e insiste sul fatto che «l’amicizia franco-italiana è più che mai indispensabile per rispondere alle sfide del XXI secolo». Italia e Francia sono reciprocamente il secondo partner commerciale e i due paesi hanno molti interessi in comune, molti in corso, come l’intesa Stx-Fincantieri. Parigi, inoltre, è al Consiglio europeo l’unico alleato che l’Italia può trovare quando c’è da ottenere maggiore flessibilità sui conti pubblici.

MA IL RAFFREDDAMENTO tra Roma e Parigi ha impedito nel 2018 la tenuta del tradizionale summit bilaterale annuale e l’aggiornamento del Trattato del Quirinale (tra Francia e Italia) resta nel cassetto (a differenza del nuovo Trattato di Aquisgrana, tra Francia e Germania, che ha rivisto il Trattato dell’Eliseo del ’63).

La Francia aveva già convocato qualche settimana fa l’ambasciatrice italiana, Teresa Castaldo, quando Di Maio era partito all’attacco del franco Cfa, accusando la Francia di colonialismo e di causare l’emigrazione (con affermazioni molto approssimative e confuse).

In precedenza, sempre Di Maio aveva proposto ai gilet gialli di utilizzare la piattaforma Rousseau (offerta caduta nel vuoto). Le tensioni, aggravate dopo l’arrivo del nuovo governo italiano, vengono da lontano, c’è la questione della Libia, la guerra voluta da Nicolas Sarkozy, che per gli italiani è stato un tentativo di Total di spiazzare Eni.

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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