L’Alto commissariato Onu dice basta ai migranti riportati in Libia
La richiesta ai governi europei, e in particolare a quello italiano, arriva dall’Unhcr, l’Alto commissariato Onu che si occupa dei rifugiati. «Non rimandate i migranti in Libia, aprite i porti e consentite la ripresa dei salvataggi nel Mediterraneo, anche da parte delle ong». Un appello che tiene conto – scrive l’Unhcr – dell’«attuale contesto» libico, «in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani». Come tra l’altro dimostra anche la vicenda dei 144 migranti riportati nel Paese nordafricano dal mercantile della Sierra Leone che due giorni fa li aveva tratti in salvo: giusto il tempo di sbarcare e sono stati richiusi tutti – compresi donne e bambini – in un centro di detenzione.
Parole cadute nel vuoto. All’ormai consueto silenzio dell’Unione europea fanno seguito le parole, come al solito sprezzanti, del titolare del Viminale: «Altri sbarchi, altri soldi agli scafisti? La mia risposta all’Onu è NO» scrive Matteo Salvini su twitter con il solito hasthag #portichiusi. Avvertimento che il ministro leghista invia anche ai 47 migranti tratti in salvo dalla nave della ong tedesca Sea Watch in attesa ormai da quattro giorni di uno scalo verso il quale dirigersi. «Loro vorrebbero arrivare in un porto italiano ma fanno i furbetti e non voglio dire di più in questo momento», dice Salvini in una diretta Facebook nella quale si definisce «buono sì ma fesso no. E siccome l’autorizzazione allo sbarco nei porti la dà il ministro dell’Interno, la risposta è no, niet, nisba per gli scafisti e gli amici degli scafisti». Unica novità: l’annuncio che con la Libia «stiamo lavorando riservatamente per risolvere i problemi». Come e sulla base di cosa non viene spiegato, ma è facile immaginarlo dalla parole del ministro: «I migranti non devono partire e chi lo fa deve tornare in Libia».
E’ la solita linea dura che Salvini impone fin dall’inizio al governo gialloverde e che lascia l’Italia sempre più isolata in Europa. La riprova – che il ministro leghista considererà probabilmente come una vittoria, è arrivata anche ieri con l’annuncio della Germania di volersi ritirare dalla missione europea Sophia come conseguenza – secondo l’agenzia tedesca Dpa che cita fonti del governo – «della linea dura del governo italiano sull’accoglienza dei migranti dalle navi». Notizia confermata in seguito da un portavoce del governo di Berlino secondo il quale il ritiro, per quanto «momentaneo» sarebbe comunque stato deciso e diventerà operativo dal prossimo 6 febbraio, giorno in cui la fregata «Augsburg», una delle navi messe a disposizione della missione dalla Germania, porterà a termine il suo mandato operativo.
La notizia rischia di mettere seriamente a rischio la continuità della missione che da quando è cominciata, nel 2015, ha salvato nel Mediterraneo più di 43 mila migranti. Salvini ha sempre contestato la regole che impongono di sbarcare nei porti italiani le persone salvate, arrivando a minacciare – anche se le competenze sulla missione spettano ai ministeri della Difesa e degli Esteri – di mettere fine alla partecipazione italiana se non vengono cambiate. Il 22 dicembre scorso il Consiglio europeo ha prorogato fino al 3 marzo prossimo la scadenza di Sophia. Un tentativo disperato di prendere tempo alla ricerca di una soluzione comune tra gli Stati membri. Adesso l’annuncio della Germania rischia di far precipitare la situazione, rendendo più difficile la ricerca di un possibile accordo ma soprattutto la sopravvivenza della stessa missione.
* Fonte: Leo Lancari, IL MANIFESTO
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