Lettera da Fiume. I fascisti in fuga dall’impresa dannunziana
I fascisti di Casapound che avevano minacciato di tenere un concerto provocatorio a Fiume nel tardo pomeriggio o nella serata di ieri – come avevano annunciato -, non si sono fatti proprio vedere nel capoluogo del Quarnero.
Il loro annuncio, invece di raccogliere una sperata, sia pure scarsa adesione fra i connazionali rimasti al di là del confine orientale, ha suscitato in città e nell’intera regione istro-quarnerina, un’alzata massiccia di scudi contro tutti i fascismi vecchi e nuovi. Per due intere settimane articoli infiammati contro i provocatori di Casapound, a difesa dei valori dell’antifascismo e della fraterna convivenza tra italiani, croati e sloveni nell’Istria e nel Quarnero sono apparsi su tutti i quotidiani della regione, da La Voce del Popolo al Novi List di Fiume, dal Glas Istre di Pola al Primorke Novine di Capo d’Istria, per citare solo quelli che siamo riusciti a leggere.
Non a caso i primi a puntare il dito contro la provocazione fascista sono stati i connazionali di Fiume con alla testa il presidente dell’Assemblea della Comunità degli italiani, Moreno Vrancich, il redattore capo del quotidiano La Voce del Popolo, Roberto Palisca ed altri sulle pagine del giornale e su Internet, docenti universitari attori del Dramma Italiano e scrittori tra cui Vanni D’Alessio, Mirko Soldano, Giuseppe Nicodemo ed altri.
La Voce del Popolo, organo dell’Unione Italiana in Croazia e Slovenia, ha pubblicato quasi ogni giorno le reazioni delle comunità degli italiani riunite sotto lo slogan «Ripudiamo il fascismo». In tal modo la risposta alla provocazione di Casapound ha rafforzato i rapporti di convivenza fra le popolazioni slave maggioritarie e la minoranza italiana sparsa da Fiume a Capo d’Istria, da Pirano a Zara.
Le proteste antifasciste hanno trovato l’appoggio anche del quotidiano Il Piccolo di Trieste. Il noto scrittore triestino Claudio Magris ha pubblicato un articolo di aspra condanna del neofascismo e dei tentativi dell’estrema destra dello stivale di seminare zizzania fra la minoranza italiana d’oltre confine e di riaccendere vecchi rancori nazionalistici contro gli italiani rimasti sulla sponda orientale. Ecco, di fronte a queste reazioni, ed ai messaggi delle autorità croate di Fiume a sostegno della minoranza italiana, anche gli «eroi» di Casapound hanno finito per nascondersi, darsi alla fuga, sparire dalla scena. Come dice la gente qui a Fiume, «I neri i ga calato le braghe».
Inneggiando al fascismo, al suo carico di violenze e di disprezzo per l’uomo, col pretesto di celebrare oltre confine la «vittoria dell’Italia del novembre del 1918» e «il suo virtuale ritorno in Istria e nel Quarnero – si leggeva su La Voce del Popolo – i gerarchi di Casapound hanno finito per prendere schiaffi e pugni in faccia dai connazionali rimasti sulla sponda opposta dell’Adriatico e di rafforzare lo spirito di fraternità fra le varie etnie dell’Istria e del Quarnero, che si è irrobustito negli ultimi 70 anni di vita in comune».
* Fonte: Giacomo Scotti, IL MANIFESTO
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