Intervista a Domenico Lucano: «Il nuovo Sprar lo costruiamo noi e sarà autogestito»
RIACE. Dopo 14 giorni di arresti domiciliari, Mimmo Lucano è stremato. Sente sulla sua pelle la manovra a tenaglia che il Viminale gli sta tendendo. È giù di morale per la circolare del 9 ottobre. Ma è combattivo più che mai. Oggi il tribunale del Riesame di Reggio Calabria si pronuncerà sulla richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi legali. Alle 18 è previsto un sit-in a piazza della Prefettura indetto dai movimenti antirazzisti e dalle reti di solidarietà per Riace.
Oggi l’udienza del riesame. È fiducioso?
Per niente. Dopo tutto quello che mi hanno fatto sono pessimista. Sono vittima di un disegno ben preciso che parte da lontano e che prescinde anche dalla magistratura.
La manovra è tutta politica ed è bipartisan, riguarda il vecchio e il nuovo inquilino del Viminale. Il primo di essi (Minniti, ndr) è un signore che aspira oggi incredibilmente a fare il segretario del Pd.
Ma sai che io non dormo la notte a pensare la fine che fanno i migranti rinchiusi nei campi libici dopo gli accordi firmati proprio da Minniti con le milizie di Tripoli? C’è un nostro ospite qui a Riace, Kasai, che ripetutamente mi rammenta le ore di inferno passate in quei lager e mi chiede incredulo come sia possibile che l’Italia cooperi con questi aguzzini libici. A me contestano un matrimonio che hanno definito «combinato» anche se di combinato non c’è nulla, ma a Minniti perché non viene mai contestata l’ecatombe di migranti in Mediterraneo o la deportazione di africani nei campi di tortura libici? La risposta io ce l’ho: perché noi siamo gli ultimi, e non contiamo nulla. Ma verrà il tempo in cui questi ultimi, questi «zero» come mi ha affettuosamente definito Salvini, si ribelleranno.
Il ministero degli Interni ha puntualizzato che non ci saranno trasferimenti coatti ma le «uscite» avverranno solo su base volontaria. La rassicura?
Dal Viminale ho avuto solo delusioni in questi mesi. La procedura degli Sprar è falsata. Contro di me c’è stata una vendetta di alcuni ispettori e di alcuni pezzi grossi del servizio Sprar. Io non mi sono voluto adeguare ai loro metodi e loro hanno contraccambiato diffamando l’esperienza di Riace, buttando fango e fiele. Ci sono due relazioni della prefettura reggina assolutamente schizofreniche, che nel giro di pochi mesi dicono l’una il contrario dell’altra. La seconda, che io definisco un inno all’accoglienza altro che sociologia come l’hanno chiamata nella circolare del 9 ottobre, smonta punto per punto le obiezioni della prima. Nella circolare non hanno fatto altro che copiare e incollare la prima relazione. Ora confidiamo nel Tar e i miei legali dell’Asgi, Gianfranco Schiavone e Lorenzo Trucco, si dicono molto ottimisti. D’altronde, il giudice Emilio Sirianni, che insieme a me nel maggio scorso volle fare un’ispezione campione sui punti controversi, ha detto, e lo ha scritto anche sulle pagine del vostro giornale, che era tutto ineccepibile.
Salvini ha persino postato in rete un video di un pregiudicato che diffama spudoratamente Riace e il suo sindaco. Crede che sia ossessionato da Riace?
Lui è ossessionato da tutto ciò che è umano, prendiamo la crociata contro quelli che lui spregevolmente definisce negozi etnici oppure pensiamo al caso delle mense scolastiche. Con lui c’è una regressione delle coscienze. La barbarie non è mai stata così vicina come con questo governo.
È più forte la solitudine che impone la custodia domiciliare o l’affetto del popolo che si è riversato in questi giorni a Riace?
La detenzione ti prova tantissimo e io mi sento come un leone in gabbia. Ogni tanto conto i passi della mia casa e mi sento fermo e impotente di fronte alle brutture che accadono qui fuori. La solidarietà ricevuta mi inorgoglisce e mi spinge a non arretrare di un passo. Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini. Da padre Alex Zanotelli a tutti i missionari comboniani, da Agazio Loiero al presidente della Regione Oliverio. E mi hanno molto colpito gli attestati di vicinanza da oltreoceano, dal Canada agli Usa, quelli dei sindaci di Barcellona, Madrid, Ginevra. Questa è la forza dell’utopia, un urto dirompente che permette a un paesino di 1.500 abitanti di parlare al mondo intero.
Senza lo Sprar esisterà ancora il «modello Riace»?
Lo Sprar di Riace non lo chiude il Viminale, lo chiudo io. Non sono degni del messaggio di umanità ed accoglienza. Non vogliamo più essere i capri espiatori di politiche repressive. Abbiamo già subìto troppe angherie.
È ora di cambiare marcia. Insieme a tutti i solidali e coloro i quali scelgono di ‘restare umani’, per citare un nome caro al manifesto, come Vittorio Arrigoni, creeremo un nuovo Sprar, autogestito e autosufficiente. Pagheremo prima i debiti che a causa di questo sistema farraginoso abbiamo contratto e poi ognuno per la sua strada. Se il Viminale non ha fiducia in noi, l’accoglienza la facciamo da soli, con il crowfunding, con la solidarietà. A Lodi hanno in una settimana racimolato i soldi, negati da Salvini, per le mense dei bimbi dei rifugiati, questo è l’esempio. È necessario ritrovare l’entusiasmo ma il modello Riace sopravviverà, nessuno sarà obbligato ad andarsene. Metteremo a sistema tutte le strutture che abbiamo costruito – il frantoio, la fattoria didattica, l’albergo solidale, le imprese zootecniche. A prescindere dai finanziamenti Sprar.
* Fonte: Silvio Messinetti, IL MANIFESTO
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