CGIL, Camusso lancia Landini come suo successore
E’ successo all’una di notte, dopo una lunga e articolata discussione nella segreteria Cgil. Se nel 2015 qualcuno avesse previsto che Susanna Camusso avrebbe indicato Maurizio Landini come suo successore alla guida della Cgil sarebbe stato di certo preso per folle. Era l’anno della Coalizione sociale, spacciata da molti (erroneamente) come il partito di Landini, mentre Landini ha sempre voluto fare solo il sindacalista. Molto peggio andava l’anno prima – 2014 – quando Nino Baseotto (segretario della Lombardia e attuale segretario confederale) e Claudio Di Berardino (segretario del Lazio e ora assessore al Lavoro alla Regione) comprarono uno spazio pubblicitario su l’Unità per attaccare Landini. Qualche mese prima la stessa Susanna Camusso scrisse una lettera al Collegio statutario della Cgil per sapere se il segretario Fiom poteva ritenersi non vincolato alle decisioni del Direttivo Cgil e quale sanzione poteva essergli comminata. Erano i tempi del Testo unico sulla rappresentanza, del rischio di sanzioni per chi sciopera, denunciato dalla Fiom.
I due comunque non hanno mai smesso di parlarsi e lo fecero proprio qualche giorno dopo quella lettera ad un’assemblea della Nuovo Pignone a Firenze. In tre anni – mentre attorno succedeva di tutto, dalla politica al sindacato – il loro rapporto si è ricostruito e cementato. La lotta contro il Jobs act e il referendum costituzionale di Renzi e un rinnovato movimentismo sindacale hanno portato Susanna Camusso nel 2017 a chiedere a Landini di entrare in segreteria confederale lasciando la Fiom. E da quel momento Landini ha mostrato a chi lo consideravano un estremista di essere più confederale e unitario di molti riformisti nostalgici del partito di riferimento.
In un quadro politico come questo Landini – per Camusso e per gran parte degli iscritti Cgil sondati dall’attuale segretario nelle assemblee congressuali – è la scelta migliore. Non perché sia più vicino al M5s come lo accusano i suoi detrattori – Landini non ne conosce personalmente nemmeno uno – bensì perché è il più capace di confrontarsi con tutti (prova ne sia il contratto dei metalmeccanici sottoscritto nel 2016) e di essere riconosciuto dai lavoratori – in special modo i giovani – come persona credibile e appassionata come fece per i lavoratori di Pomigliano.
Per tutti questi motivi Susanna Camusso – figlia della tradizione socialista – ha deciso di indicare Maurizio Landini e non Vincenzo Colla, altro segretario confederale e a lungo segretario dell’Emilia Romagna.
Da un anno a questa parte Colla e Landini lavorano allo stesso piano di Corso Italia, da segretari confederali hanno deleghe simili che li hanno portati a lavorare fianco a fianco su molti temi, primo tra tutti Industria 4.0. Sono entrambi emiliani, uno piacentino e l’altro reggiano: il pragmatismo è una cifra comune così come il senso dell’organizzazione. Per questo è difficile immaginarsi un Vincenzo Colla che decide di sfidare l’indicazione di Camusso e andare alla conta dividendo la Cgil nel momento di sua maggiore unità da tempo immemore. Allo stesso tempo Landini è abbastanza esperto per capire che dovrà dialogare con l’ala più riformista e vicina al Pd presente nella Cgil. Con la volontà di arrivare al congresso di Bari dal 22 gennaio con una condivisione più ampia possibile su un programma che metta al centro la partecipazione dei lavoratori a partire dai precari e una sfida progressista al governo basata sulla solidarietà sociale.
Ieri nelle foto che ritraggono il tavolo delle segreterie unitarie con Cisl e Uil – che ieri hanno deciso di costruire documenti unitari su tutti i punti della manovra e discuterli nelle assemblee con i lavoratori e presentarli poi a tutte le forze parlamentari – , Landini viene immortalato già con Barbagallo e Furlan. Anche loro sanno che il cambio alla guida della Cgil non sarà traumatico. Anche perché entrambi hanno avallato e spinto la candidatura di Susanna Camusso al congresso del sindacato mondiale Ituc che a dicembre dovrebbe eleggerla segretaria generale. Sarebbe la chiusura del cerchio.
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
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