«Zero esuberi», scontro Pd-M5s sull’Ilva. La Fiom: presa in giro

«Zero esuberi», scontro Pd-M5s sull’Ilva. La Fiom: presa in giro

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Vertenza Infinita. Il segretario dem ai cancelli. Domani scade l’ultimatum dei sindacati sulla convocazione

Non capita spesso di vedere un segretario del Pd davanti ai cancelli di una fabbrica. Matteo Renzi era abituato ad incontrare i lavoratori – precedentemente istruiti – solo in occasioni ufficiali, scappando subito alla minima richiesta di incontro da parte di chi rischiava il posto. Va quindi dato merito a Maurizio Martina che ieri mattina prima delle sei si è presentato alla portineria dell’Ilva di Taranto per parlare con gli operai che stavano entrando per il turno. «Tutta la città di Taranto, le famiglie e i lavoratori dell’azienda meritano risposte serie e non propaganda. In questi anni noi abbiamo garantito la continuità produttiva salvaguardando i posti di lavoro, seppur in una situazione molto delicata. Il governo attuale la smetta di perdere tempo e di giocare allo scaricabarile», ha detto a margine della chiacchierata.

MENO POSITIVO IL VOLANTINO che il Pd ha distribuito ai lavoratori. Recita testualmente: «Il tempo delle scelte, il piano Ilva c’è: 3,6 miliardi per l’ambiente e zero esuberi». Il riferimento è all’ultima proposta dell’ex ministro Carlo Calenda che accroccando una newco con Invitalia spostava lì 1.500 lavoratori facendo scendere gli esuberi – i non riassunti da Mittal – dagli attuali 4mila a 2.500. Particolare non sfuggito a Francesco Brigati, operaio Ilva e coordinatore delle Rsu Fiom che dice: «Scrivere 0 esuberi significa prendere in giro i lavoratori e i sindacati. Ricordo agli esponenti del Pd – conclude – che loro hanno prodotto il contratto di aggiudicazione del 5 giugno in cui sono previsti oltre quattromila licenziamenti e discontinuità lavorativa».

A MARTINA RISPONDONO anche i parlamentari M5s di Taranto, storicamente vicini alle posizioni ambientaliste e di riconversione dell’acciaieria che parlano di «disastro Pd»: «In cinque anni di governo l’unica cosa che sono riusciti a garantire è la continuità delle fonti inquinanti che seguitano a produrre solo eventi di malattia e morte. Ascoltare ora dalle parole di Martina che il tempo è scaduto, è l’ennesimo schiaffo del Pd alla città di Taranto. Ci chiediamo – continuano – con quale faccia la delegazione Pd si sia presentata davanti ai lavoratori Ilva dopo una enorme mole di decretazione d’urgenza che ha concesso, tra cui l’immunità penale per i commissari e i futuri acquirenti (in realtà legittima anche per l’Avvocatura dello stato, ndr) tanto da legarla al contratto di cessione dell’Ilva. Indipendentemente dalle decisioni che saranno assunte, difenderemo quanto scritto nel contratto di governo».

L’ULTIMO PASSAGGIO NON È banale. Il contratto di governo fra M5s e Lega prevedeva «criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute, proteggendo i livelli occupazionali, attraverso un programma di riconversione basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare».
Il richiamo a quel testo è un vincolo ulteriore per Luigi Di Maio, chiamato in tempi brevi a decidere se il bando di gara scritto da Calenda sia illegittimo.

SU QUESTO FRONTE dal ministero dell’Ambiente arrivano conferme sul fatto che il parere sull’«interesse pubblico» – l’altro elemento necessario oltre all’illegittimità per «eccesso di potere» per la mancata previsione di rilanci – arriverà entro venerdì. Il ministro Sergio Costa e il suo staff «puntano ad alzare l’asticella della tutela ambientale» e ieri hanno incontrato l’associazione Peacelink. Sotto esame ci sono gli obiettivi intermedi del piano ambientale. Mittal ha chiesto di essere ascoltata ma il ministero dell’Ambiente non ha finora dato seguito alla richiesta. Sebbene i contatti siano in corso.

I TEMPI SONO STRETTISSIMI. I sindacati hanno chiesto una «convocazione urgente» e considerano domani come ultimatum. Oggi Di Maio dovrebbe rispondere. Ma la vicenda Ilva ha abituato a non avere certezze.

* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO



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