I 360 troll contro Mattarella nel mirino dell’intelligence

I 360 troll contro Mattarella nel mirino dell’intelligence

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Un anno fa i direttori di Aisi e Aise si erano seduti davanti al Copasir per spiegare che non c’era alcuna evidenza che hacker stranieri avessero influenzato le tornata elettorale referendaria. E niente che facesse pensare a movimenti che si stessero organizzando in vista delle politiche. Oggi il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ( Dis), Alessandro Pansa, si siederà al Copasir – in un’audizione già prevista – per rispondere alla stessa domanda. Dando, probabilmente, una risposta non troppo diversa. Dai dati fin qui in possesso della nostra intelligence, sembra che la twitter storm #mattarelladimettiti sia stata alimentata – nella notte del 27 maggio quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, disse no a Paolo Savona come ministro dell’Economia allontanando la prima nascita del governo Conte – da almeno 360 profili fake. Profili creati in Italia, seppur facendoli rimbalzare su piattaforme estoni. Chi aveva interesse e il know how per farlo? Una traccia esiste. E la Polizia postale, che depositerà una informativa alla Procura di Roma nei prossimi giorni come chiesto loro dal procuratore Giuseppe Pignatone, la sta battendo. Certo a muovere le fila è stato chi aveva interesse a creare instabilità attorno al presidente Mattarella nella notte in cui l’attuale vice premier Luigi Di Maio e alti esponenti del Movimento 5 Stelle intervennero in televisione ( durante Che tempo che Fa) e sul palco di Fiumicino, in un comizio per le amministrative, gridando all’impeachment. Ma non è detto che i responsabili siano direttamente legati alla politica. «Qualcosa di simile accadde anche a me e Unicef sul tema dello ius soli » ha scritto ieri su twitter il portavoce di Unicef Andrea Iacomini.

Migranti, terrorismo sono i temi cari alla propaganda populista che arriva dalla Russia ma, al momento, sulla vicenda Mattarella sembra esclusa l’interferenza straniera. Diverso quanto accaduto con l’Internet Research Agency ( Ira), l’agenzia di San Pietroburgo legata agli apparati del presidente Putin, nata per condizionare attraverso i social l’opinione pubblica occidentale e che ha lavorato anche in Italia. Grazie all’inchiesta dell’Fbi sul Russiagate si è scoperto che Ira aveva una cinquantina di profili attivi in lingua italiana che hanno prodotto 18.254 tweet in circa due anni. La maggior parte di questi profili è stata disattivata tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, ben prima cioè della tweet storm contro il presidente della Repubblica. Tra i più citati ci sono il Partito democratico (711 volte) e tra i leader l’allora segretario e presidente del consiglio, Matteo Renzi (385). Qualcosa è accaduto e sta avvenendo anche su Facebook: ci sono profili fake che sono addirittura arrivati a inventare eventi ( per esempio una manifestazione anti Trump a Roma) e alcuni post di pagine legate a simpatizzanti del Movimento 5 Stelle e Lega ( e in alcuni casi anche al Pd) che hanno un rapporto anomalo tra condivisioni e like.
Renzi ha fatto sapere « di avere molto da raccontare». Ed è possibile che davanti al presidente Lorenzo Guerini molti parlamentari chiedano oggi a Pansa cosa è successo. E soprattutto perché.

* Fonte: Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, LA REPUBBLICA



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