Il primato di Apple, ora vale mille miliardi

Il primato di Apple, ora vale mille miliardi

Loading

NEW YORK. Quando nel 2007 Steve Jobs presentò al mondo per la prima volta un oggetto che allora era quasi misterioso, l’iPhone, la Apple aveva un valore a Wall Street di appena 73 miliardi di dollari. Nel 2011, quando sorpassò la ExxonMobil, prendendo il primo posto nella hit parade della capitalizzazione di Borsa, era a 343 miliardi. E ieri, dopo uno sprint finale che ha appassionato il mondo finanziario e seminato invidia tra i concorrenti, a cominciare da Jeff Bezos della Amazon e Larry Page di Google, la Apple, che è ora saldamente nelle mani di Tim Cook, ha superato la quota simbolica di un “trillion”, come lo chiamano in America: cioè di mille miliardi di dollari.
E’ la prima volta che ciò accade nella storia delle finanza, se si esclude un “incidente” che, nel 2007 a Shanghai, portò per pochi istanti a quel livello anche la PetroChina. E mille miliardi sono una cifra immensa, quasi difficile da capire o digerire: più del costo delle guerre in Vietnam o in Iraq, più del prodotto interno lordo di un grande stato come la Turchia, più della capitalizzazione di tutti i titoli scambiati a Piazza Affari.

Eppure non è affatto un caso che il colosso di Cupertino abbia raggiunto quel traguardo: sospinta dall’iPhone, di cui ha venduto finora un miliardo e 400 milioni di esemplari, e aiutata dall’entusiasmo di tanti consumatori nel mondo, la Apple continua a produrre utili record ed esplorare nuove fonti di reddito. Molti analisti ritengono che anche quella quotazione di 207,5 dollari per azione, che è stata toccata ieri e ha portato alla capitalizzazione di mille miliardi, sarà superata nelle prossime settimane.
Fino a qualche giorno fa, i colossi dell’hi-tech sembravano in difficoltà. Lo scivolone di Facebook, che il 26 luglio, aveva perso ben 120 miliardi di dollari di capitalizzazione in una sola seduta borsistica, aveva avuto contraccolpi per l’indice Fang+, che raccoglie le maggiori aziende hi-tech quotate a Wall Street. Ma martedì sera, quando Cupertino ha annunciato risultati trimestrali ben superiori alle previsioni, una ventata di ottimismo ha avvolto la Apple, contagiando la Silicon valley e riportando in auge il Fang+. Di solito il periodo tra aprile e giugno è molto piatto e banale per la Apple, visto che i nuovi prodotti vengono lanciati in autunno. Ma questa volta analisti e investitori sono rimasti sorpresi, non solo per l’aumento del fatturato, ma anche per la capacità del gruppo di vendere molti più iPhone X di alta gamma, e quindi più cari, facendo crescere del 15% l’incasso medio per ogni smartphone. Non solo: la Apple è riuscita ad aumentare più del previsto le entrate per i business secondari.
Quanto durerà il primato della Apple? Per quanto tempo resterà sopra ai mille miliardi? La sensazione a Wall Street è che, pur avendo raggiunto per primo il traguardo, non sarà facilissimo per Tim Cook e i suoi 100mila dipendenti difendere la maglia rosa. Ad alitare sul collo della Apple sono infatti Google, che ha una capitalizzazione di 851 miliardi, e soprattutto Amazon che è già a quota 894 miliardi, facendo del suo fondatore e chief executive, Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo.

* Fonte: ARTURO ZAMPAGLIONE, LA REPUBBLICA



Related Articles

Mal d’autobus in Irpinia

Loading

L’unico stabilimento italiano per la costruzione di bus urbani messo in vendita. A rischio metà  dei dipendenti. Il governo non rinnova il parco circolante più vecchio d’Europa. Per gli operai agosto ai cancelli
 LA FIAT AFFONDA IRISBUS LA RESISTENZA OPERAIA

 

Lettera al «Foglio»

Loading

Il 18 giugno 2010, in risposta a un articolo de “il manifesto” a mia firma che giudicava inattendibile il piano Fabbrica Italia e sosteneva di conseguenza l’urgenza di mettere in cantiere la riconversione ad altre produzioni di una parte almeno degli stabilimenti del gruppo Fiat per scongiurarne l’altrimenti inevitabile chiusura, il quotidiano “il foglio” mi dedicò un’intera pagina (Processo alla Fiat), corredata dal pugno di Lotta Continua per rimarcare la mia matrice culturale che non ho mai rinnegato.

Le imprese lanciano l’allarme tredicesime

Loading

“Pagamento a rischio per la stretta sul credito”. Produzione industriale giù del 4,2%.  L’allarme sulla gratifica di Natale arriva dalla Confindustria trevigiana 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment