Fallisce il vertice dei sovranisti con Salvini e Seehofer, tutto rinviato

Fallisce il vertice dei sovranisti con Salvini e Seehofer, tutto rinviato

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«Speriamo che gli impegni presi si traducano in fatti il prima possibile». Pur senza dirlo chiaramente alla fine anche Matteo Salvini deve riconoscere che dal vertice dei ministri degli Interni che si è chiuso ieri a Innsbruck si aspettava qualcosa in più. Così invece non è stato perché oltre alle solite dichiarazioni trionfanti del titolare del Viminale e dei colleghi tedesco Horst Seehofer e austriaco Herbert Cecilia, tutte del tipo «finalmente si sta lavorando sul serio al problema» dell’immigrazione, stringi stringi di decisione vere non se ne vede neanche l’ombra. Al punto che piuttosto che ammettere l’insuccesso, come spesso succede in questi casi anche il vertice di ieri finisce con un rinvio, anzi due: il primo il 19 luglio a Vienna e successivamente – ma ancora non si sa quando – a Milano, date e luoghi nei quali Salvini, Severe e Cecilia assicurano che i tecnici dei tre Paesi metteranno finalmente a punto le linee guida utili all’Europa per mettere fine agli sbarchi. Forse.

In due giorni di incontri bilaterali (Salvini-Severe), trilaterale (Salvini-Severe-Cecilia) e infine con tutti ministri degli Interni nella cittadina austriaca si sono risentite le stesse proposte che da mesi girano nei vertici europei sull’immigrazione, con l’aggiunta di qualche novità pensata dai tre tenori del svernassimo europeo. Come la richiesta all’Ue di riconoscere quelli libici come porti sicuri dove poter rimandare indietro i migranti senza essere per questo accusati di mettere in atto quei respingimenti collettivi vietati dal diretto internazionale. Idea a dir poco imbarazzante – oltre che pericolosa – visto che la Libia non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra e considera tutti i migranti, compresi i profughi, dei delinquenti.

A proposito di profughi: dal vertice è uscita l’idea che chi fugge da una guerra debba presentare la richiesta di asilo fuori dai confini europei, confini che devono essere ulteriormente rafforzati. Per questo Frontex deve essere dotata di una numero maggiore di uomini (già nella bozza di bilancio europeo si parla di portare l’organico ad almeno 10 mila unità entro il 2020) e dotazioni tecnologiche. Sul tavolo anche la richiesta di accordi bilaterali con i Paesi di origine per sveltire i rimpatri insieme al coinvolgimento di Paesi extra-Ue nelle operazioni di ricerca e salvataggio e per accelerare le espulsioni. «Oggi si passa dal patto dei volenterosi al patto di coloro che fanno», dice con enfasi Kickl, mentre Salvini torna a chiedere la modifica delle regole di ingaggio della missione europea Sophia facendo sbarcare i migranti tratti in salvo anche nei porti europei.

Tutte proposte sulle quali a Bruxelles si lavora da mesi senza per questo riuscire a trovare una soluzione. Ma non per questo meno importanti per Salvini e Seehofer due ministri che, anche se per motivi diversi, sono entrambi in difficoltà e hanno bisogno di presentare risultati alle rispettive opinioni pubbliche. Dopo aver minacciata di far cadere il governo Merkel sui cosiddetti movimenti secondari, ieri Seehofer non è riuscito a convincere Salvini a riprendere i profughi che si sono trasferiti in Germania dopo essere sbarcati in Italia. Un insuccesso che sicuramente la cancelliera tedesca non farà passare sotto silenzio.

Dal canto suo Salvini deve fare i conti con il malumore che i suoi continui proclami, ai quali finora non ha fatto seguito un risultato, provocano negli alleati pentastellati. E non solo, visto che ieri la linea dura imposta dal Viminale al governo sulla vicenda dei migranti prigionieri nella nave Diciotti ha spinto il presidente Mattarella a chiamare al telefono il premier Conte per chiedere spiegazioni sul trattamento riservato a donne e bambini. Tutti fatti che rischiano di essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.

FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO

photo: By Noborder Network [CC BY 2.0 ], via Wikimedia Commons

 



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