Immigrazione. La Spagna si «autocondanna» per non aver rispettato le quote
Barcellona. La Spagna è il primo stato a autocondannarsi per non aver rispettato le quote di accoglienza di migranti stabilite a livello europeo nel 2015. Ieri il Tribunale Supremo spagnolo ha infatti in parte accolto un ricorso che aveva presentato un anno fa la ong catalana Stop Mare Mortum, un’associazione nata dall’indignazione per la morte dei 900 migranti nel canale di Sicilia nell’aprile del 2015.
I CONTROVERSI ACCORDI promossi dall’Unione europea al calore della crisi dei rifugiati sull’isola di Lesbos (Decisioni del Consiglio Europeo 2015/1523 e 2015/1601) prevedevano che ciascun paese dell’Unione fosse costretto ad assorbire una quota dei rifugiati stipati sull’isola greca e nei centri di detenzione italiani per un totale di circa 160mila persone in due anni. Cifra che comunque rappresenta meno di un ottavo dei migranti davvero giunti sulle coste dei due paesi della frontiera sud europea nel 2015. Alla Spagna era stata assegnata la cifra di 19.449 persone (13.086 dalla Grecia, il resto dall’Italia). Come gli altri paesi, li avrebbe dovuti accogliere entro il settembre dell’anno soccorso.
A marzo scorso, secondo un rapporto della Oar (Ufficio asilo e rifugio), la Spagna aveva invece offerto appena il 12.85% dei posti (2500) e ne aveva davvero accolti un misero 7% (1124 dalla Grecia e 235 dall’Italia). Si tratta di una delle percentuali più basse di tutta Europa.
Secondo i magistrati spagnoli, le decisioni del Consiglio Europeo sono vincolanti e obbligatorie. Ed è questo il motivo per cui il tribunale accoglie il ricorso che aveva presentato Stop Mare Mortum dopo che – per silenzio amministrativo – il governo Rajoy nell’aprile del 2017 si era rifiutato di dichiarare di non aver rispettato gli obblighi europei a una esplicita richiesta dell’associazione. Il procedimento previsto dagli accordi – che la Spagna non ha rispettato – prevedeva di offrire periodicamente dei posti, approvare le liste inviate da Italia e Grecia e infine di accogliere le persone da risistemare.
L’AVVOCATO DELLO STATO aveva difeso il governo sostenendo che il procedimento era molto laborioso, soprattutto per quanto riguarda la verifica che le persone fossero effettivamente titolari del diritto all’asilo, e che la collaborazione con gli altri Stati era stata scarsa. Non è un buon motivo, ha sentenziato il Tribunale supremo: «l’esistenza di gravi difficoltà amministrative non può costituire causa di esenzione dall’obbligo», anche perché l’accordo prevedeva misure di flessibilizzazione che lo Stato spagnolo non ha mai chiesto di utilizzare.
L’Alto Tribunale spagnolo ha anche respinto la seconda strategia difensiva dell’avvocato dello Stato, quella di interpellare il Tribunale di giustizia della Ue, perché ritiene di avere la piena competenza sul controllo delle azioni del governo spagnolo dato che le istituzioni europee non hanno iniziato alcun procedimento di infrazione. Infine ha rigettato anche l’ultima tesi dell’avvocatura dello Stato: che una volta superato il termine (scaduto a settembre), non fosse più possibile obbligare gli Stati al rispetto degli accordi.
Secondo Stop Mare Mortum si tratta di una «sentenza storica». Non solo obbliga il governo di Pedro Sánchez, entro due mesi, a stabilire come fare ad accogliere i più di 17,000 rifugiati che mancano all’appello, ma «riconosce la legittimità del movimento sociale a esigere i diritti collettivi delle persone rifugiate», spiegano. «È un’opportunità perché altri movimenti sociali in tutta Europa inizino azioni legali simili», ha aggiunto Sonia Ros dell’associazione in un’improvvisata conferenza stampa.
PER STOP MARE MORTUM, è anche un’occasione per il nuovo governo spagnolo di «smettere di improvvisare e cominciare ad applicare vie legali e sicure». Non solo: la sentenza dice esplicitamente che la Spagna sarà obbligata a continuare ad accogliere tutti i rifugiati che le verranno assegnati da futuri accordi a livello europeo.
FONTE: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO
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