Merkel e Orban, confronto a Berlino tra due opposte visioni dell’Europa
Tentativi di dare un’immagine di concordia infranti pure dall’aplomb dei due leader
BERLINO. Angela e il demone ungherese, faccia a faccia, per la prima volta dal 2014. A Berlino ieri mattina si è consumato l’incontro-scontro tra le due opposte visioni dell’Europa. E nonostante le dichiarazioni ufficiali, la cancelliera Merkel e il premier Viktor Orbán rimangono divisi praticamente su tutto.
«La Germania rispedisca indietro i profughi al governo di Atene. Non siamo noi il Paese di primo approdo, ma la Grecia. Le frontiere dell’Unione europea vanno chiuse», scandisce in conferenza stampa il principale oppositore delle politiche di Mutti.
«Prendo atto che sull’immigrazione abbiamo prospettive molto diverse. Resto convinta che l’anima dell’Europa sia la sua umanità», replica la cancelliera, come se ci fosse veramente il bisogno di spiegare «la differente idea del mondo per ciò che riguarda Schengen e la distribuzione dei profughi» riassunte qualche minuto prima dal presidente magiaro.
GLI UNICI PUNTI DI CONTATTO tra Germania e Ungheria si riducono al «nuovo ruolo di Frontex, l’ampliamento del fondo per il Nordafrica e il contrasto dei motivi che provocano la fuga dai Paesi di origine», ammette Merkel. Troppo poco per l’embrione di una «collaborazione» solo dichiarata, che in realtà non esiste né appare destinata a nascere. Berlino e Budapest si confermano due poli opposti che si respingono a partire dalle dichiarazioni ufficiali, impossibili da smussare anche solo quanto basta a fingere se non la pace almeno la tregua.
Così, ieri a Berlino le due anime dell’Europa divisa si sono manifestate plasticamente per quel che sono e vogliono rimanere. Da una parte Merkel vestita di rosso-vivo, dall’altra il leader del Blocco di Visegrad in abito (e umore) scuro, incapace di sorridere perfino nella foto di rito al termine del summit.
È L’INCARNAZIONE del “muro di Budapest” puntellato, prima ancora che dalla politica, dall’informazione ungherese e tedesca. Prima dell’incontro, Orbán aveva parlato con Merkel attraverso Bild, tabloid di riferimento dei conservatori e quotidiano più diffuso in Germania. «La posizione dell’Ungheria ora è diventata quella dell’Unione europea», rivendica il premier, ricordando che è stata la cancelliera a chiedere di incontrarlo e non il contrario. «Un evento incredibile: in Europa è cambiato il vento», titolava, di sponda, il Tempo d’Ungheria, organo di stampa che a Budapest funge da sottopancia al governo Orbán.
SOLO IL PRELUDIO al lungo cahiers de doléances del presidente ungherese. «Se mi permettete di dire una frase sulla solidarietà: ci fa male quando la Germania ci accusa di non averle dimostrato sostegno. Al contrario, lavoriamo duramente per risolvere il problema dei migranti». Davvero una prospettiva diversa: a sentire Orbán i quasi 9.000 soldati ungheresi schierati alla frontiera Sud servirebbero a impedire l’ingresso in Germania di «un carico immenso» di persone in fuga. «Oggi risulta impossibile attraversare il nostro confine illegalmente», si vanta Orbán, badando bene dal ricordare le migliaia di profughi rigettati oltre i recinti di filo spinato della nuova Cortina di Ferro.
UN ALTRO MONDO rispetto a quello che immagina Merkel, convinta che «la protezione dei confini dell’Ue non serve solo a chiuderci dentro». Per lei resta fondamentale mantenere «contingenti legali» per chi arriva in Europa per motivi di studio o lavoro, in parallelo alla «repressione dei trafficanti che approfittano delle persone in difficoltà».
Ma Merkel ieri mattina ha anche ricordato a Orbán come «l’Europa non può scollarsi dal tema della sofferenza», fondamento della stessa cristianità di cui l’Ungheria prova a erigersi a paladina. Parole contundenti; la risposta di Berlino al rifiuto di Budapest di firmare gli accordi bilaterali nell’ambito della “Coalizione di volenterosi” creata dalla cancelliera a margine del Consiglio europeo del 29 giugno.
Sul tavolo ugro-tedesco rimane insoluto, soprattutto, il nodo dell’accordo con l’Austria guidata dal cancelliere Sebastian Kurz, il cui scioglimento è affidato al ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che non a caso proprio ieri è stato ricevuto a Vienna per costruire la bozza dell’intesa comune con i “cugini” d’Oltralpe.
FONTE: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO
photo: By European People’s Party (Angela Merkel) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons
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