Austria. Trionfante l’estrema destra dell’Fpö, governo difficile

by Angela Mayr * | 1 Ottobre 2024 10:34

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Popolari e socialdemocratici pronti alla coalizione per fermare il «cancelliere del popolo» Kickl. Il leader Spoe Babler sulla graticola. L’ultra destra ha trionfato nelle regioni rurali. Vienna non tradisce

 

VIENNA. Oltre le previsioni più funeste, un terremoto politico. L’Austria all’indomani del voto “storico” di domenica si è risvegliata diversa e scossa, più in riga con i suoi vicini, Ungheria e Italia: per la prima volta dal Dopoguerra primo nel paese è un partito di estrema destra, la Fpoe, con il suo leader più estremista Herbert Kickl balzato al 28,8% con una crescita del 12,7%. A pensare che nel 2019, sull’onda dell’Ibizagate, la Fpoe fu cacciata dal governo nero-azzurro dell’allora cancelliere Sebastian Kurz, e il suo vertice fu falcidiato dall’affaire Strache, vicecancelliere Fpoe intercettato in una villa a Ibiza mentre tramava di appalti e Russia. Sembrava finita. «Ende der Fpoe» titolava allora la Kronenzeitung, il tabloid più diffuso. Ma in caduta libera più volte, per altri scandali, la Fpoe si è sempre rigenerata. «Il paese soffre di amnesia collettiva», ha sentenziato ieri lo scrittore Franzobel su der Standard.

SUBENTRATO KICKL nel 2021 al più presentabile Norbert Hofer, il partito della Libertà d’Austria sembrava destinato al sicuro declino. Filorusso, in trincea contro la dittatura sanitaria – ora chiede risarcimenti per le presunte vittime dei vaccini e per le misure anticovid subite – Kickl ha invece conquistato nuovi settori. Diventerà allora volkskanzler, nome di hitleriana memoria, come già si vocifera? Forse, paradossalmente, la Fpoe ha vinto troppo per poter andare al governo.

È improbabile che il cancelliere uscente del partito popolare (Oevp), Karl Nehammer, voglia fare il vice di Kickl. Così com’è improbabile che Kickl, dopo un successo così clamoroso, si metta da parte come richiesto dai popolari quale condizione per una coalizione nero-azzurra (il nero è il colore dei conservatori, l’azzurro quello dell’ultra destra), tra Fpoe e Oevp. «Io non mi dissolverò certo nell’aria» ha ribadito Kickl «è assurdo che chi ha perso pensi di poter dettare le condizioni per un governo». Non farà come Joerg Haider, il leader icona che reinventò il partito nato nel 1955 come raccolta degli ex-nazisti. Alle elezioni del 1999 Haider, arrivato secondo con il 26%, fece un passo indietro permettendo la costituzione del primo governo a partecipazione Fpoe rimanendone personalmente fuori.

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IERI LA FPOE non ha rilasciato nessuna dichiarazione com’è sua abitudine nel giorno del dopo voto. Riunione fiume invece del partito socialdemocratico (Spoe) di Andreas Babler che è arrivato al suo minimo storico, 21,1%, per la prima volta al terzo posto. Un’eccezione però rappresenta Vienna, dove la Spoe si riconferma al primo posto con un leggero incremento, al 30%.

È SINGOLARE che nelle regioni e nelle campagne la Fpoe abbia preso il doppio dei voti delle città, considerato il suo tema principale, gli immigrati, che vivono nelle città e non nelle campagne. Conferma del fatto che c’è meno xenofobia laddove esiste un contatto diretto con le persone immigrate e come «la xenofobia senza stranieri» sia una questione di immaginario e di proiezioni.

Per ora sembra rinviata la discussione sulla leadership di Andreas Babler, maggiore motivo della sua sconfitta che in realtà ha pervaso e accompagnato la campagna elettorale. Forse a tratti, per limiti suoi di retorica, Babler ha ecceduto in operaismo che non ha saputo tradurre in un discorso per i molti. Ma almeno ieri la Spoe si è mostrata compatta. Un ruolo di primo piano ha assunto il sindaco di Vienna Michael Ludwig: «Vogliamo impedire un governo nero azzurro. Per responsabilità siamo disposti ad andare al governo col partito popolare pronti a iniziare i primi colloqui esplorativi. Ma non a tutti i costi».

È stato nominato un gruppo di 5 persone, che comprende anche dirigenti sindacali, che insieme a Babler condurrà le trattative. Saranno difficili vista anche la condizione per governare dichiarata da Babler: l’introduzione di una patrimoniale e tasse sull’eredità. La durata media di trattative per la formazione del governo in Austria è di due mesi. Stavolta sono previsti tempi maggiori.

POTREBBE ANCHE ripetersi il modello del 2000, dove la Oevp di Wolfgang Schuessel trattò con i socialdemocratici, allora primo partito, e in parallelo, all’ombra, con la Fpoe, infine scelta, vista la difficoltà con i primi. I popolari, puniti dagli elettori, al 26% scesi di 11 punti, sono nella posizione forte di poter scegliere tra coalizioni possibili. Oggi ne discuteranno. Insieme i due partiti, Oevp e Spoe avrebbero una maggioranza risicata. Ma partner disponibili di rinforzo ci sarebbero, anzi premono per entrare in un’eventuale coalizione.

I liberali di Neos, al 9% un po’ cresciuti, hanno superato i Verdi scesi dal 14% del 2019 all’8%. Non c’è stato alcun effetto alluvione a giocare in loro favore. Contraddizioni del voto. Un larga maggioranza di austriaci condivide il fatto che la crisi climatica sia causata dagli umani, ma vota chi la nega agitando lo spettro del clima-comunismo.
Come si va avanti? Fondamentale sarà la scelta del presidente della repubblica Alexander van der Bellen, ex capogruppo dei Verdi. Che ha già posto punti chiari: difesa dello stato di diritto e della democrazia liberale, adesione all’Ue. Criteri cui Kickl non corrisponde. La costituzione austriaca non impone che l’incarico di formazione del governo sia dato al partito più forte.

* Fonte/autore: Angela Mayr, il manifesto[1]

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