Diritto di protesta. Un fronte sociale si organizza: «Fermiamo il Ddl sicurezza»
Arci, Cgil, sindacati di base, Magistratura democratica contro «la svolta autoritaria». Oggi a Roma conferenza stampa in piazza della rete Liberi di lottare
Approvato alla camera il Ddl sicurezza, oltre alle opposizioni in parlamento si fanno sentire anche le voci delle organizzazioni sociali che la gran parte dei 38 articoli di cui il provvedimento si compone intendono mettere a tacere. Il Ddl 1660, l’ideologia che trasuda e le misure repressive che mette a punto, viene riconosciuto da soggetti diversi come minaccia al protagonismo sociale e al dispiegarsi della democrazia.
Per usare le parole dell’esecutivo di Magistratura democratica, «sembra usare la leva penale per disegnare simbolicamente un nuovo assetto dei rapporti tra autorità e consociati, veicolando un chiaro messaggio: chi protesta, chi è marginale, chi non pratica ginnastica d’obbedienza domani rischierà ben più di ieri». Md ricorda anche che l’Ocse, in un parere reso a maggio, aveva già sostenuto che il Ddl ha «il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello stato di diritto».
Anche per Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, il Ddl sicurezza «contiene un attacco al diritto di protesta come mai accaduto nella storia repubblicana, portando all’introduzione di una serie di nuovi reati con pene draconiane anche laddove le proteste siano pacifiche. Così si colpiranno gli attivisti che protestano per sensibilizzare sul cambiamento climatico, gli studenti che chiederanno condizioni più dignitose per i propri istituti scolastici, lavoratori che protestano contro il proprio licenziamento, persone detenute che in carcere protestano contro il sovraffollamento delle proprie celle». Per le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Lara Ghiglione ci troviamo di fronte a «un condensato di propaganda e populismo istituzionale. Una ulteriore conferma di quanto questo governo, tutto, compattamente, pensa in tema di sicurezza, declinato solo come azione repressiva dei conflitti sociali e come politica punitiva, di giustizia e carcere».
«Lo avevamo già evidenziato alla fine dello scorso anno, quando il consiglio dei ministri aveva approvato il testo che poi è passato al vaglio delle commissioni in parlamento – affermano dall’Arci nazionale – In pochi avevano rilevato la sua gravità. Siamo davvero preoccupati per questo accanimento contro chi si oppone agli sfratti e cerca soluzioni abitative per chi non ce la fa, contro le donne rom in carcere con i loro figli che dovrebbero anche partorire in galera, contro chi si oppone con azioni non violente alle condizioni spaventose nelle carceri italiane, contro gli attivisti per il clima, che con azioni dimostrative provano a smuovere le coscienze contro il disastro ambientale, contro le persone che si oppongono con picchetti e azioni nonviolente alla costruzione di grandi opere inutili e dannose».
La Rete dei numeri pari, che raccoglie moltissime realtà sociali che in tutt’Italia si impegnano per garantire diritti e dignità usa parole molto dure. «Accettare quello che sta succedendo in silenzio, senza mobilitarci, significherebbe tradire i principi fondamentali della nostra Costituzione e colludere con chi sta minando la democrazia e il nostro patto di civiltà dal cuore delle Istituzioni repubblicane – fanno sapere – Associazioni, movimenti per la giustizia sociale e ambientale, reti sociali, cooperative, presidi antimafia, parrocchie, centri antiviolenza, case delle donne, si oppongono con forza a questa deriva e non faranno un passo indietro nella difese di diritti, territori e democrazia».
Da tempo Unione inquilini lancia l’allarme sugli effetti del Ddl. «Nel paese dell’emergenza, anche per la questione dell’abitare si è rincorsa per decenni la speculazione a danno dei diritti degli inquilini – raccontano – Ma questo governo ha superato l’asticella portando un cambiamento culturale non indifferente con il tramutare in ‘furbetti’ coloro che avrebbero necessità di maggiori tutele, i poveri». Per questo Unione inquilini insieme ad Alleanza internazionale degli abitanti ha consegnato alle Nazioni unite, che più volte hanno riconosciuto l’emergenza della situazione del nostro paese, un Rapporto sulle violazioni dell’Italia al diritto alla casa. Per oggi alle 12 a piazza Capranica, la rete Liberi di lottare (cui aderiscono sindacati di base, comitati, centri sociali e movimenti territoriali) ha convocato un presidio-conferenza stampa. «Siamo di fronte – argomentano – a un attacco frontale all’agibilità di manifestare, scioperare, contestare e mettere in discussione un sistema organizzato a uso e consumo dei profitti di pochi privilegiati, che non desiderano essere disturbati mentre devastano e saccheggiano tutto e tutti».
* Fonte/autore: Giuliano Santoro, il manifesto
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