Ddl sicurezza. L’ultima occasione per protestare

Ddl sicurezza. L’ultima occasione per protestare

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L’insieme delle norme volute dal governo è il manifesto di un diritto penale autoritario e illiberale che trasforma in criminali e nemici alcune precise figure sociali

 

Il disegno di legge «sicurezza» approvato dalla Camera dei deputati è il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana. Spetta adesso al Senato decidere se c’è ancora spazio politico e sociale per le minoranze dissenzienti, per chi usa il proprio corpo per manifestare la propria opposizione al potere, per chi disobbedisce in forma nonviolenta.

L’insieme delle norme volute dal governo è il manifesto di un diritto penale autoritario e illiberale che trasforma in criminali e nemici alcune precise figure sociali.

Eccole: l’occupante di case, l’attivista ambientale, la giovane donna rom, il detenuto comune, l’immigrato che vive per strada, il mendicante. Nuovi reati, nuove pene, nuove proibizioni e nuove punizioni. Un insieme tragico di divieti e sanzioni che renderanno penalmente perseguibili tutti coloro che protestano in forma non convenzionale, ma senza far del male a nessun essere umano, e tutti coloro che vivono ai margini della società.

Una società che ha progressivamente perso ogni carattere solidale, come dimostra l’uso abnorme delle polizie locali per smantellare gli accampamenti di chi vive per strada, come è accaduto a Roma nei giorni scorsi.

Il disegno di legge sulla sicurezza è l’ultimo dei passi compiuti verso il definitivo smantellamento dello Stato sociale costituzionale di diritto ereditato dalla Resistenza. Punire i poveri o le minoranze dissenzienti non è solo espressione di una politica simbolica diretta a cumulare consenso in forma demagogica, ma è qualcosa di più. È la concretizzazione materiale di un modello di diritto penale di matrice autoritaria e non liberale. Si pensi alla norma che favorisce la proliferazione delle armi nelle strade e, più in generale, nei luoghi pubblici, consentendo a circa trecentomila persone appartenenti alle forze dell’ordine di usare anche un’altra arma, piccola e occultabile, diversa da quella di servizio, fuori dai turni di lavoro.

È il primo passo di una deriva del modello di sicurezza italiano verso il far west statunitense. Più armi ci sono per le strade, più morti ammazzati ci saranno. L’Italia così non sarà più tra i paesi con il più basso tasso di omicidi a livello globale.

Per ognuna delle norme volute dal governo saltano agli occhi profili di illegittimità costituzionale. Gli articoli 3, 13 e 27 della Carta del ’48 sono vilipesi. Non si può, però, pensare di delegare sin d’ora ai giudici della Corte costituzionale il ruolo di oppositori politici. In prima battuta la battaglia contro il disegno di legge sicurezza si tiene oggi ed è culturale e politica.

C’è bisogno di far sapere al mondo democratico europeo che le norme in via di approvazione costituiscono una forte compressione dello spazio civico a disposizione delle minoranze dissenzienti.

Due grandi sindacati (Cgil e Uil), associazioni, movimenti, partiti dell’opposizione hanno compreso i rischi sottostanti le norme approvate alla Camera, alcune delle quali, come quella che vieta la vendita di carte Sim a immigrati irregolarmente presenti in Italia, sono soltanto una manifestazione di pura cattiveria. Nulla hanno a che fare con la sicurezza.

Antigone e Asgi avevano, sin dalla scorsa primavera, presentato un lungo documento che evidenziava tutti gli sguaiati eccessi repressivi presenti nel testo. Tutti coloro che hanno a cuore la libertà, intesa nel senso più ampio e profondo, adulti o giovani, dovrebbero protestare pacificamente in strada con il proprio corpo contro queste norme.

È l’ultima volta che possono farlo senza rischiare di finire in galera. Eccole: l’occupante di case, l’attivista ambientale, la giovane donna rom, il detenuto comune, l’immigrato che vive per strada, il mendicante. Nuovi reati, nuove pene, nuove proibizioni e nuove punizioni. Un insieme tragico di divieti e sanzioni che renderanno penalmente perseguibili tutti coloro che protestano in forma non convenzionale, ma senza far del male a nessun essere umano, e tutti coloro che vivono ai margini della società. Una società che ha progressivamente perso ogni carattere solidale, come dimostra l’uso abnorme delle polizie locali per smantellare gli accampamenti di chi vive per strada, come è accaduto a Roma nei giorni scorsi.

Il disegno di legge sulla sicurezza è l’ultimo dei passi compiuti verso il definitivo smantellamento dello Stato sociale costituzionale di diritto ereditato dalla Resistenza. Punire i poveri o le minoranze dissenzienti non è solo espressione di una politica simbolica diretta a cumulare consenso in forma demagogica, ma è qualcosa di più. È la concretizzazione materiale di un modello di diritto penale di matrice autoritaria e non liberale. Si pensi alla norma che favorisce la proliferazione delle armi nelle strade e, più in generale, nei luoghi pubblici, consentendo a circa trecentomila persone appartenenti alle forze dell’ordine di usare anche un’altra arma, piccola e occultabile, diversa da quella di servizio, fuori dai turni di lavoro.

È il primo passo di una deriva del modello di sicurezza italiano verso il far west statunitense. Più armi ci sono per le strade, più morti ammazzati ci saranno. L’Italia così non sarà più tra i paesi con il più basso tasso di omicidi a livello globale.

Per ognuna delle norme volute dal governo saltano agli occhi profili di illegittimità costituzionale. Gli articoli 3, 13 e 27 della Carta del ’48 sono vilipesi. Non si può, però, pensare di delegare sin d’ora ai giudici della Corte costituzionale il ruolo di oppositori politici. In prima battuta la battaglia contro il disegno di legge sicurezza si tiene oggi ed è culturale e politica. C’è bisogno di far sapere al mondo democratico europeo che le norme in via di approvazione costituiscono una forte compressione dello spazio civico a disposizione delle minoranze dissenzienti.

Due grandi sindacati (Cgil e Uil), associazioni, movimenti, partiti dell’opposizione hanno compreso i rischi sottostanti le norme approvate alla Camera, alcune delle quali, come quella che vieta la vendita di carte Sim a immigrati irregolarmente presenti in Italia, sono soltanto una manifestazione di pura cattiveria. Nulla hanno a che fare con la sicurezza.

Antigone e Asgi avevano, sin dalla scorsa primavera, presentato un lungo documento che evidenziava tutti gli sguaiati eccessi repressivi presenti nel testo. Tutti coloro che hanno a cuore la libertà, intesa nel senso più ampio e profondo, adulti o giovani, dovrebbero protestare pacificamente in strada con il proprio corpo contro queste norme. È l’ultima volta che possono farlo senza rischiare di finire in galera.

* Fonte/autore: Patrizio Gonnella, il manifesto



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