«Aysenur era con noi, veniamo ogni venerdì per provare a garantire con la nostra sola presenza un minimo di protezione passiva alla manifestazione contro l’espansione illegale degli insediamenti», ha raccontato una ragazza con gli attivisti dell’Ism che ha chiesto l’anonimato. «Le forze israeliane – ha proseguito – sparavano gas lacrimogeni verso gruppetti di manifestanti sulla collina. Poi si sono fermati, la situazione era sostanzialmente calma. All’improvviso, i militari hanno sparato due colpi: uno ha colpito alla testa Aysenur». La testimone smentisce la versione ufficiale secondo la quale i soldati «hanno fatto fuoco contro i palestinesi che lanciavano pietre e preso di mira chi li guidava». Aysenur, spiega, «non stava lanciando pietre e certo non era a capo dei dimostranti. Il nostro ruolo è sempre passivo, non va oltre quello di sperare di dissuadere, con la nostra presenza, i militari dal fare fuoco contro i civili».

Le condizioni della ragazza americana sono apparse subito disperate. Gli infermieri a bordo dell’ambulanza hanno provato a stabilizzarla, ma la giovane è arrivata all’ospedale Rafidia di Nablus senza vita. I tentativi di rianimarla sono risultati inutili. Assieme a lei è stata ferita una ragazza palestinese, mentre una bambina di 13 anni, Lana Laboum, è stata uccisa durante una protesta, sempre contro le colonie, nel villaggio di Qariyut, non lontano da Beita. Il padre ha detto che è stata colpita mentre da casa osservava la manifestazione.

L’uccisione di Aysenur ricorda quella di Tom Hurndall, colpito da un cecchino mentre nella Rafah del 2003, al centro di una pesante offensiva israeliana, indicava ad alcuni bambini dove cercare riparo dalla sparatoria in corso in quel momento. Il soldato che fece fuoco disse di aver mirato a quattro pollici dalla testa di Hurndall, «ma lui si è mosso». I tentativi di ottenere giustizia da parte della famiglia Hurndall sono risultati inutili, come quelli dei genitori di Rachel Corrie schiacciata dai cingoli di una ruspa militare mentre chiedeva di fermare la demolizione della casa di un medico palestinese.

Il ministero degli esteri turco ha descritto l’uccisione di Aysenur come un «omicidio compiuto dal governo Netanyahu». Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, si è limitato a dichiarare: «Siamo a conoscenza della tragica morte di una cittadina americana, Aysenur Eygi, avvenuta in Cisgiordania. Offriamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari». Amaro il commento a queste frasi di Hanan Ashrawi, storica portavoce palestinese: «Ci sono dichiarazioni di indignazione da parte dell’Amministrazione Usa? Ci sono misure punitive contro l’esercito israeliano omicida e i suoi protettori politici? Permetterai che ciò passi (senza reagire, ndr) proprio come hai fatto con l’omicidio (della giornalista) Shireen Abu Akleh e di altri?». Qualche ora prima dell’uccisione di Aysenur, un gruppo di coloni israeliani ha attaccato i villaggi palestinesi di Deir Dibwan e Abu Falah, dando fuoco a due auto.

Nella notte tra giovedì e venerdì i reparti israeliani si sono ritirati da Jenin, nella Cisgiordania settentrionale, lasciandosi dietro infrastrutture e edifici gravemente danneggiati, oltre ad almeno 21 palestinesi uccisi, in maggioranza combattenti ma anche civili, tra cui una ragazza di 16 anni e un ottantenne. Al posto delle ruspe militari entrate il 28 agosto a Jenin per distruggere e danneggiare, ieri in strada c’erano quelle comunali. Hanno iniziato a rimuovere i cumuli di detriti e macerie lasciati dall’operazione israeliana che ha impegnato centinaia di soldati e poliziotti con la copertura di elicotteri e droni, e ha coinvolto quasi tutta la città, il suo campo profughi e i villaggi circostanti.

Migliaia di residenti sono stati sfollati dalle loro case durante l’attacco segnato anche da intensi scontri a fuoco tra i militari e i combattenti palestinesi appartenenti a Hamas, Jihad islami e Fatah. I servizi idrici ed elettrici ieri sera erano ancora in gran parte interrotti e circa 20 km di strade sono stati scavati dalle ruspe israeliane. Un gran numero di combattenti ieri mattina ha sparato in aria prima di unirsi, assieme a migliaia di persone, ai cortei funebri degli uccisi. Molti dei corpi erano avvolti in bandiere palestinesi o in quelle verdi, nere e gialle di Hamas, Jihad e Fatah.

A Gaza i raid israeliani ieri hanno ucciso almeno 27 palestinesi, mentre le autorità sanitarie hanno ripreso la vaccinazione contro la poliomielite di migliaia di bambini. A Nuseirat, un attacco aereo israeliano ha ucciso due donne e due bambini, mentre altre otto persone sono morte in altri due raid a Gaza City.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto