Venezuela. Inizia lo scontro finale: gli USA riconoscono l’avversario di Maduro

by Claudia Fanti * | 3 Agosto 2024 10:22

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Blinken getta sul piatto il peso degli Stati uniti: «Gonzalez ha vinto». La leader della destra Machado: «Manifestazioni in tutto il paese»

 

La pazienza la sta perdendo un po’ anche il Brasile. Perché più si fa attendere la pubblicazione dei risultati dettagliati delle elezioni, più diventa difficile per il governo Lula difendere Maduro. Tanto più a fronte della bocciatura del processo elettorale da parte dello stimato Centro Carter, che l’inviato di Lula, Celso Amorim, ha difeso in maniera netta dalle accuse del governo venezuelano: «È indiscutibile che non sia manipolato».

Lo sconcerto di Amorim è palpabile: «Siamo delusi per il ritardo del Consiglio nazionale elettorale nella divulgazione dei dati», ha dichiarato, evidenziando come, nel particolare quadro politico venezuelano, l’onere della prova non sia «a carico di chi accusa, ma di chi è accusato». «Esiste la speranza – ha aggiunto – che il governo possa dimostrare la legittimità del voto. Il dubbio è se il conteggio corrisponda ai verbali. Ne ho parlato con Maduro e mi ha risposto che era una questione di due o tre giorni».

CHE LE PRESSIONI sul governo venezuelano si stiano intensificando lo dimostra anche il comunicato congiunto di Brasile, Colombia e Messico, in cui si invitano «le autorità elettorali ad avanzare in maniera spedita nella pubblicazione dei dati disaggregati per seggio»: «Le controversie sul processo elettorale devono dirimersi per via istituzionale. Il principio fondamentale della sovranità popolare deve essere rispettato mediante la verifica imparziale dei risultati», sottolineano i tre governi, sollecitando gli attori politici e sociali alla «massima cautela» per evitare un’escalation di violenza.

Cautela che l’estrema destra guidata da María Corina Machado di certo non è disposta a esercitare, convocando per oggi manifestazioni di protesta in «tutte le città», mentre si parla di oltre 20 morti e si denunciano attacchi alla libertà di espressione, di cui avrebbero fatto le spese anche Marco Bariletti del Tg1 e il suo cameraman Ivo Bonato, espulsi al loro arrivo (secondo l’ambasciata del Venezuela in Italia non avrebbero mai richiesto il visto giornalistico). «Il mondo vedrà la forza e la determinazione di una società decisa a vivere in maniera libera», ha detto l’ex deputata golpista, forte dello schieramento giunto ieri dal governo Usa: «Considerate le prove schiaccianti», ossia i verbali pubblicati nel portale web dell’opposizione, «è chiaro – ha detto il segretario di stato Antony Blinken – che per gli Stati Uniti, e cosa più importante, per il popolo venezuelano, Edmundo González ha ottenuto la maggioranza dei voti». Poco dopo, prontamente, anche Argentina e Uruguay hanno riconosciuto González come presidente legittimo.

IN RISPOSTA alle pressioni, Maduro ha riferito che il Tribunale supremo di Giustizia (Tsj), accogliendo il suo ricorso, convocherà tutti i partiti perché presentino i verbali dei seggi in possesso dei testimoni elettorali di ogni candidato. «Noi li abbiamo al 100%. Che siano il Tsj e il Cne a determinare tutto», ha dichiarato il presidente, scagliandosi contro quello che ha definito come «il primo golpe informatico della storia del Venezuela».

DIFFICILE PERÒ che la sola azione del Tsj, che l’opposizione ritiene controllato dal governo, possa rappresentare la soluzione alla crisi. Tuttavia, in mancanza della pubblicazione dei dati dettagliati della votazione, che Maduro continua a ricondurre a una serie ininterrotta di attacchi hacker e che i governi progressisti continuano a considerare l’unico modo per dissipare qualunque dubbio sui risultati, c’è anche chi propone un’altra via di uscita: quella, indicata dal sociologo Javier Biardeau, di un processo di verifica da parte della cittadinanza in linea con i principi costituzionali della democrazia partecipativa.

TUTTE LE FORZE politiche, suggerisce Biardeau, mettano a disposizione dei cittadini, per esempio attraverso una commissione composta da esperti e tecnici delle università pubbliche e private, le copie dei verbali di cui dispongono e si proceda a confrontarle e conteggiarle a livello di seggi, municipi, stati e federazione: «Di fronte a falle o interferenze nella trasmissione dei dati, non c’è nulla di più sicuro che utilizzare le prove elettorali disponibili per ricostruire i risultati in maniera trasparente e affidabile per tutti gli attori politici».

* Fonte/autore: Claudia Fanti, il manifesto[1]

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