by Filippo Ortona * | 3 Agosto 2024 10:29
Il rovescio della medaglia. Un contro-diario olimpico. Cosa succede a Parigi mentre il mondo ha gli occhi puntati sui Giochi
Saint-Denis, alla periferia nord di Parigi, è il cuore dei giochi. In pochi chilometri quadrati, si concentrano il villaggio olimpico, lo Stade de France (dove si tengono le prove di atletica) e il Centro acquatico (che accoglie il nuoto artistico, i tuffi e la pallanuoto). Saint-Denis è anche una delle città più povere di uno dei dipartimenti più miseri del paese. Ciononostante, tra il 2020 e il 2024, in previsione dei Giochi, il comune ha speso 6,7 milioni di euro per tappezzare la città con centinaia di telecamere, controllate da un sistema centralizzato in una caserma della polizia municipale nuova di zecca.
Un’inchiesta pubblicata da Mediapart martedì ha rivelato che il comune di Saint-Denis ha speso 118mila euro per l’acquisto di un software di videosorveglianza algoritmica (Vsa) capace di «rilevare otto situazioni predefinite, tra le quali la presenza di oggetti abbandonati, movimenti di folla, densità troppo elevata di persone o la presenza di armi». L’utilizzo della Vsa – che potrebbe comprende l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e del riconoscimento facciale – per fornire segnalazioni automatiche alla polizia era vietato in Francia fino a poco tempo fa, prima di essere stato autorizzato con l’arrivo delle Olimpiadi. Nel 2023, in previsione del grande evento, lo Stato ha approvato una legge ad hoc che fino al 2025 autorizza le forze dell’ordine di vario genere e tipo a utilizzare questa tecnologia per sorvegliare i luoghi dove si svolgono eventi sportivi e culturali.
Secondo l’associazione La Quadrature du Net, da anni in prima linea contro gli abusi della Vsa, l’obiettivo di tale tecnologia è l’identificazione «di persone ‘sospette’, suscettibili di aver commesso o di poter commettere un’infrazione». Così facendo, secondo La Quadrature, la Vsa «sistematizza i criteri arbitrari già utilizzati dalla polizia, spesso discriminatori, razzisti e stigmatizzanti». «In realtà – spiega in un rapporto La Quadrature – nessun comportamento è sospetto in sé: lo è solo relativamente a una certa visione della società».
Le Olimpiadi parigine, in questo senso, sono figlie di una «visione della società» del tutto panottica, nella quale la videosorveglianza algoritmica è onnipresente, dalle stazioni della metro agli stadi fino ai boulevard alberati.
Per ora, si tratta solo di una sperimentazione. Ma come mostra l’esempio di Saint-Denis, tra l’esperimento e l’inamovibile dato di fatto, il passo è molto breve, se non inesistente. A settembre le Olimpiadi saranno un ricordo: l’uso degli algoritmi e del riconoscimento facciale per controllare lo spazio sociale rimarrà.
* Fonte/autore: Filippo Ortona, il manifesto[1]
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