Serve il cessate il fuoco per dare vita a una campagna sufficientemente organizzata. «La poliomielite non fa distinzione tra bambini palestinesi e israeliani, ritardare una pausa umanitaria aumenterà il rischio di diffusione», ha avvertito il Commissario generale dell’Unrwa (Onu), Philippe Lazzarini. Il 16 agosto Hamas aveva appoggiato la richiesta delle Nazioni unite. E il Cogat, l’unità per gli affari civili dell’esercito israeliano, aveva fatto sapere di essere pronta a procurarsi 43.000 fiale di vaccino, ma il governo Netanyahu non ha dato alcuno spazio, almeno sino a oggi, all’ipotesi di una tregua umanitaria a Gaza.

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Questo mentre le trattative per un accordo di tregua con Hamas restano nelle sabbie mobili. Israele non intende rinunciare alla sua presenza (occupazione militare) dentro Gaza. Vuole il controllo, almeno parziale, del Corridoio Filadelfia (14 km) lungo il confine tra Gaza e l’Egitto, e del Corridoio Netzarim, aperto dall’esercito israeliano da est a ovest del territorio della Striscia, poco sotto il capoluogo Gaza city.  L’idea che Israele rimanga nel Corridoio Filadelfia è una violazione dell’accordo del 2005 (per il ridispiegamento di Israele da Gaza) che vieta lo schieramento forze israeliane in quel territorio. Il Cairo ha rifiutato e Hamas ha fatto lo stesso.

Il problema è che gli Stati uniti con loro «proposta-ponte» che doveva accorciare le differenze tra Israele e Hamas, invece, le hanno allungate perché hanno accolto in parte le nuove condizioni poste dal premier Netanyahu per proseguire le trattative per la tregua e la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio di prigionieri politici palestinesi. Il quotidiano Haaretz riferiva ieri che la delegazione israeliana – giunta giovedì al Cairo in vista della ripresa dei colloqui prevista domani – ha presentato una proposta di compromesso per superare l’impasse. Se prevede, come è molto probabile, la presenza di Israele nei due Corridoi, sarà respinta da Hamas che vuole l’uscita delle truppe israeliane dalla Striscia anche se ora il movimento islamico sembra meno contrario all’idea un ritiro non immediato ma in più fasi e al possibile arrivo a Gaza di un contingente internazionale di interposizione.

Sul terreno proseguono senza sosta gli sfollamenti di decine di migliaia di civili palestinesi dalle città e villaggi di Gaza ordinati dall’esercito israeliano. Dopo quelli intimati in varie aree di Deir al Balah e Khan Younis, ieri si è aggiunto quello nel nord di Gaza dove i comandi militari israeliani intendono attuare una profonda incursione per colpire combattenti di Hamas. L’area interessata è quella di Zaytun, alla periferia di Gaza city, dove sono piovuti colpi di artiglieria. In quella zona un soldato israeliano è stato ucciso da una mina. Sempre nel nord, tre morti a Jabaliya e uno a Beit Lahiya a causa di pesanti raid aerei scattati dopo i due razzi lanciati da combattenti palestinesi verso la cittadina israeliana di Sderot. A Nuseirat, uno dei campi profughi più presi di mira, sono stati uccisi quattro palestinesi. Un bilancio non ufficiale riferisce di ventidue persone uccise nelle ultime 24 ore.

Si aggrava di ora in ora la guerra di logoramento al confine tra Libano e Israele. Gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso almeno sei combattenti di Hezbollah e un bambino. Uccisione alle quali il movimento sciita ha risposto con nutriti lanci di razzi. Da ottobre oltre 600 libanesi sono stati uccisi dai bombardamenti di Israele.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto[2]