Cisgiordania. Nel pogrom a Jit, «i soldati sono rimasti a guardare»

Cisgiordania. Nel pogrom a Jit, «i soldati sono rimasti a guardare»

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Haaretz rivela i risultati preliminari dell’inchiesta sull’attacco alla comunità palestinese in Cisgiordania. Video, foto, prove, condanne istituzionali ma ancora nessuno arresto. Il racconto dei palestinesi: «I coloni erano divisi in gruppi, neri e bianchi». Tra loro la milizia di un insediamento

 

L’intero villaggio di Jit accompagna il corpo del 23enne Rashid Sadda, avvolto nella bandiera palestinese. Lo portano a spalla verso il cimitero, tra i colori nazionali e i vessilli gialli di Fatah. Sadda è stato ucciso nella notte tra giovedì e venerdì da un colpo di pistola al petto durante uno dei più violenti pogrom lanciati da coloni israeliani contro una comunità palestinese in Cisgiordania.

Le immagini riportano al febbraio 2023: quella volta toccò ad Huwara, e non fu l’ultima. Auto e case date alle fiamme in piena notte, con le persone bloccate all’interno, terrorizzate. Da allora Huwara è lo slogan preferito dell’ultradestra di piazza e di governo: bruciamo Huwara, cancelliamo Huwara.

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I giornalisti hanno raggiunto Jit il giorno dopo. Nelle foto e nei video si vedono le carcasse annerite delle auto e la rete che circondava il villaggio tagliata in più punti. I residenti palestinesi raccontano tutti la stessa storia: i coloni erano decine, erano mascherati, armati e divisi in gruppi, alcuni vestiti di bianco e altri in nero.

«AVEVANO ARMI automatiche, coltelli, spray al peperoncino, era un attacco organizzato», racconta alla Bbc Hassan Erman. La telecamera di sorveglianza sul patio di casa sua ha catturato il momento in cui sette coloni incendiano la sua auto, poi provano a entrare in casa. Non ci riescono e lo picchiano, in sette contro uno. «Loro hanno il governo alle spalle – continua – Noi non abbiamo altro che noi stessi».

La casa di Moawya Ali è una di quelle prese di mira. I coloni hanno rotto il vetro di una finestra e lanciato dentro una Molotov. Ali era riuscito a fuggire con i cinque figli, in tempo per vedere una trentina di coloni arrivare e gridare: «Siamo la gang di Ben Gvir (il ministro della sicurezza nazionale, ndr), siamo qui per ammazzarti, per ammazzare gli arabi».

La Cnn è entrata in casa con Ali: il primo piano è devastato, il pavimento bruciato, sedie e divani distrutti, l’odore di fumo ancora nell’aria. Poche ore dopo Ben Gvir avrebbe detto che la colpa è del «capo dell’esercito che non permette ai soldati di sparare ai terroristi che tirano pietre», costringendo dei civili «ad applicare la legge da soli».

La zia di Rashid Sadda, Umm Murad, racconta all’emittente britannica che il nipote è stato lasciato morire: «Anche le ambulanze che erano accorse per lui sono state bloccate. La colpa è dell’esercito, non controlla i coloni. Anzi, li protegge».

Lo dicono da decenni in Cisgiordania che i coloni sono il braccio armato del governo. E da quando nei ministeri siedono esponenti dell’ultradestra messianica la simbiosi è palese: i coloni che prima attaccavano le comunità in abiti civili, ora si presentano in uniforme. Esponenti delle colonie più radicali sono finiti anche dentro le brigate regionali dell’esercito dispiegate in Cisgiordania.

LE CONDANNE istituzionali seguite al pogrom di Jit da queste parti non hanno generato che feroce amarezza: i coloni non vengono mai puniti, eppure le aggressioni sono quotidiane.
Ieri il quotidiano Haaretz ha reso noti i risultati preliminari dell’indagine israeliana, a ennesima conferma: riservisti dell’esercito sono rimasti a guardare mentre cento coloni appiccavano il fuoco alle case di Jit e sparavano sui palestinesi. C’erano anche, aggiunge l’inchiesta, membri del corpo di sicurezza dell’insediamento di Havat Gilad (illegale anche per la legge israeliana), milizia privata formata da ex riservisti.

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«Non hanno fatto nulla per fermare il pogrom – dice un funzionario della difesa ad Haaretz – Sono rimasti vicino a loro, guardavano e non facevano nulla». Secondo l’inchiesta, la milizia e i soldati hanno aperto il fuoco durante il raid: sono stati trovati diversi tipi di bossoli. I militari si sarebbero difesi dicendo di aver sparato in aria. Solo più tardi la polizia di frontiera ha disperso i coloni, senza fermarne nessuno. Al momento, non c’è stato alcun arresto.

Secondo l’Onu, dal 7 ottobre in Cisgiordania si sono registrati 114 attacchi di coloni che hanno fatto delle vittime tra i palestinesi e 859 che hanno danneggiato proprietà. In dieci mesi sono oltre 620 i palestinesi uccisi da coloni o esercito.

* Fonte/autore: Chiara Cruciati, il manifesto



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