Stati Uniti. L’assist a Trump della giudice Aileen Cannon sui documenti top secret

Stati Uniti. L’assist a Trump della giudice Aileen Cannon sui documenti top secret

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L’annuncio dell’archiviazione del caso è avvenuto due giorni dopo l’attentato a Trump in Pennsylvania e lo stesso giorno dell’inizio della Convention repubblicana a Milwaukee

 

Aileen Cannon è una “futura giudice della Corte Suprema”. Così Matt Gaetz, parlamentare ultra destra della Florida, in un post su X (già Twitter), lodando la decisione della giudice di archiviare il caso sui documenti top secret scoperti nella tenuta di Donald Trump a Mar-a-Lago in Florida. L’ex presidente era stato incriminato per possesso illegale di documenti riservati ma anche di avere ostacolato la giustizia nel recupero dei documenti.

Nel mondo di Trump si vive di transazioni e il grande “assist” della giudice avrebbe sollevato sospetti di favoritismo verso l’ex presidente che, guarda caso, l’aveva nominata giudice federale nel 2020. Da aggiungere che l’ex presidente è solito attaccare i magistrati e chiunque non gli quadra ma nel caso di Cannon aveva espresso parole dolcissime.

L’annuncio dell’archiviazione del caso è avvenuto due giorni dopo l’attentato a Trump in Pennsylvania e lo stesso giorno dell’inizio della Convention repubblicana a Milwaukee, Wisconsin. La giudice ha spiegato che la nomina del procuratore speciale Jack Smith ha violato una clausola della costituzione poiché, secondo lei, il procuratore speciale dovrebbe essere stato nominato e confermato dal Senato. Nella sua decisione la Cannon si è rifatta alla menzione del giudice Clarence Thomas nel caso dell’immunità presidenziale annunciata dalla Corte Suprema due settimane fa. Thomas ha messo in dubbio la costituzionalità della nomina di Smith anche se il suo commento era tutt’altro che rilevante alla questione centrale dell’immunità.

Il problema per Cannon è che la decisione va contro trent’anni di nomine di procuratori speciali. In casi recentissimi vanno ricordati Robert Mueller (Russiagate), Robert Hur (documenti segreti di Biden), e David Weiss (caso di Hunter Biden). L’uso dei procuratori speciali avviene in casi politicamente delicati e mira ad allontanare il Dipartimento di Giustizia da potenziali accuse di interferenza politica. I procuratori speciali ritengono una certa indipendenza nelle loro indagini anche se rimangono sotto la supervisione del Ministro di Giustizia.

La decisione di Cannon “sorride” dunque ai legali di Trump i quali avevano fatto richiesta di archiviare il caso reclamando l’incostituzionalità della nomina di Smith già nel mese di febbraio di quest’anno. Cinque mesi dopo emerge la decisione. Inspiegabile il ritardo. In effetti i ritardi sono proprio quello di cui molti analisti hanno incolpato la Cannon, la quale, o per mancanza di esperienza o per ovvio favoritismo, ha fatto il gioco di Trump—ritardare, ritardare, sperando nella sua rielezione.

La decisione di Cannon non è ovviamente finale. Lo stesso giorno dell’annuncio il procuratore Smith ha dichiarato che farà ricorso al Tredicesimo Distretto Federale dove crede di potere riattivare il caso e allo stesso tempo fare richiesta di un cambio di giudice. Il caso dei documenti top secret era considerato dagli analisti il più facile da provare e il più pericoloso per Trump poiché non solo ha mantenuto documenti riservati in suo possesso ma avrebbe anche ostacolato la giustizia. Ecco perché nel mese di luglio dell’anno scorso l’Fbi, dopo discussioni interne molto accese, decise di perquisire la tenuta di Mar-a-Lago quando Trump era assente. Vi trovarono 100 documenti in scatoloni che si aggiungono agli altri che l’ex presidente aveva consegnato volontariamente.

Qualunque sia l’esito del ricorso di Smith il caso potrebbe andare a finire alla Corte Suprema. Nel frattempo la decisione di Cannon non dovrebbe avere nessun impatto nel caso in corso a Washington D.C. sui tentativi di Trump di sovvertire l’elezione presidenziale del 2020. La giudice Tanya Chutkan di questi giorni è alle prese con la separazione degli atti ufficiali da quelli personali di Trump. Per i primi l’ex presidente avrebbe l’immunità concessagli dalla Corte Suprema. Per il resto potrebbe essere processato. La Chutkan fino adesso si è dimostrata molto più seria e celere con le procedure. Infatti agli inizi del caso ha reiterato che il lavoro giornaliero di un imputato, vedi persino la campagna presidenziale, non ha precedenza sui fatti giudiziari.

La scommessa di Trump però rimane nella sua vittoria alle presidenziali di novembre. In caso di successo che al momento sembrerebbe probabile visti i sondaggi più recenti il nuovo ministro di giustizia nominato da Trump spazzerebbe via i casi federali. Rimarrebbe però quello statale in Georgia dove il processo non è ancora iniziato. Inoltre c’è quello a New York dove Trump è già stato ritenuto colpevole di tutti i 34 capi di accusa. Il giudice Juan Merchan ha rimandato la data della sentenza al mese di settembre per esaminare l’impatto dell’immunità presidenziale. Si prevedono tempi bui, anneriti ancor di più dalla recentissima nomina di J. D. Vance a vice di Trump.

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* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

 

 

 

ph Southern District of Florida, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

 



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