Negli stessi istanti in cui pronunciava queste frasi, l’esercito israeliano lanciava per la terza volta dal 7 ottobre, i suoi carri armati su Khan Younis uccidendo almeno 70 palestinesi, secondo i dati del ministero della sanità di Gaza. I feriti ieri sera erano oltre 200. Migliaia di civili, ai quali è stato ordinato di evacuare in pochi minuti i quartieri orientali della città, sono fuggiti verso la costa su carretti tirati da asini, altri a piedi, trasportando materassi e pochi altri beni. L’ennesimo sfollamento di massa da Khan Yunis, già ridotta in buona parte i detriti, polvere e macerie dalle offensive nel sud di Gaza dello scorso inverno.

Testimoni hanno raccontato che gran parte delle vittime sono state provocate da cannonate sparate dai mezzi corazzati su Bani Suhaila e altre località a est di Khan Younis. Non sono mancati i bombardamenti dell’aviazione in appoggio all’avanzata dei cingolati. Nella vicina Deir Al-Balah un attacco aereo ha colpito una tenda di giornalisti locali nel cortile dell’ospedale di Al-Aqsa, uccidendone uno, Haydar Msaddar, e ferendone altre due. È la seconda volta che una tenda di operatori dell’informazione nell’area dell’ospedale viene colpita. Con questa nuova morte, denuncia l’ufficio stampa governativo, il numero dei giornalisti palestinesi uccisi dal 7 ottobre è salito a 163. Il Comitato per la protezione dei giornalisti riferisce un bilancio di 103 uccisi.

«Siamo stanchi a Gaza, i nostri figli vengono uccisi, ogni giorno, ogni momento», ha detto a un’agenzia di stampa un abitante di Khan Yunis, Ahmed Sammour. «Nessuno ci ha detto di evacuare – ha aggiunto – gli israeliani hanno fatto crollare un palazzo di quattro piani sui civili». All’ospedale Nasser, piegato sotto il peso di un’altra ondata di feriti dopo quella di dieci giorni fa causata dalle bombe sganciate sulla zona di Mawasi, alcune persone hanno atteso fuori dall’obitorio per dare l’ultimo saluto ai parenti uccisi. «Un’intera famiglia, bambini compresi, è stata fatta a pezzi mentre dormiva», ha raccontato un uomo arrivato in ospedale in un’ambulanza con i corpi a bordo.

«La situazione nel Nasser è fuori controllo. Abbiamo ricevuto centinaia di feriti nel giro di tre ore. Decine di casi sono a terra. Non abbiamo letti su cui sistemare i pazienti. Ci muoviamo in una enorme pozza di sangue» ha riferito Mohammad Sakr, portavoce dell’ospedale, il più grande nel sud di Gaza. Javid Abdelmonem di Medici senza Frontiere (Msf) ha raccontato a Al Jazeera che «sono arrivate quattro o cinque persone ferite: alcune erano soccorritori. Tra loro c’era un ragazzo che non respirava, quindi abbiamo cercato di rianimarlo, ma l’infermiera ci ha guardato e ha chiesto: «Perché stiamo intervenendo su di lui, se non riesce a respirare? Dobbiamo salvare altre vite. Non avevamo il coraggio di farlo, ma siamo passati al successivo e poi a quello successivo, e questo è continuato per altre quattro ore e mezza».

Per i civili non c’è un lembo di Gaza sicuro. Le aree designate da Israele per «scopi umanitari» nelle regioni meridionali e centrali, dove si erano rifugiati 1,7 milioni di persone, sono state ridotte da 65 a 48 chilometri quadrati. E non sono al sicuro neppure gli operatori dell’Onu. Philippe Lazzarini, commissario generale dell’agenzia Unrwa, ha denunciato che domenica scorsa soldati israeliani hanno sparato contro un convoglio delle Nazioni Unite diretto a Gaza City. Una delegazione dell’Unrwa ha visitato ieri il quartier generale dell’agenzia gravemente danneggiato da bombardamenti e combattimenti.

È un cittadino canadese musulmano l’uomo che ieri, dopo essere sceso dalla sua auto, ha tentato di accoltellare alcuni abitanti del kibbutz di Nativ HaAsara al confine con Gaza. È stato ucciso sul posto. Ieri l’esercito israeliano ha dichiarato morti due ostaggi a Gaza, sulla base di informazioni di intelligence. Il numero totale di quelli deceduti durante il sequestro è salito a 44 su 116. Si tratta di Alex Dancyg e Yagev Buchshtav che Hamas aveva dichiarato morti già nei mesi scorsi. Secondo lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, sarebbe stato sventato un attentato in preparazione nel campo profughi di Aqabat Jabr, a Gerico, in Cisgiordania «per attuare un rapimento» di israeliani. Gli arrestati per ora sono due, un terzo è stato fermato dalla sicurezza dall’Autorità nazionale palestinese.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto