I comandi israeliani hanno riconosciuto di aver aperto il fuoco ma sostengono che l’attacco ha colpito, con una «bomba di precisione», un combattente di Hamas che aveva preso parte all’attacco nel sud di Israele il 7 ottobre. Fino a ieri sera non hanno commentato la notizia del missile caduto durante la partita di calcio. All’ ospedale Nasser, decine di palestinesi hanno dato l’ultimo saluto ai propri cari morti. «Le scuole erano sovraffollate e le strade erano piene quando all’improvviso un missile ha distrutto tutto. Parti di corpi sono volati in aria, non so come descriverlo», ha detto un’agenzia di stampa Asmaa Qudeih, che ha perso alcuni parenti nell’attacco. L’attacco alla scuola Al Awda è solo l’ultimo di una serie di bombardamenti che hanno preso di mira almeno quattro istituti scolastici delle Nazioni Unite di recente. Israele li spiega come raid contro militanti di Hamas che, sostiene, si nasconderebbero nelle scuole, in particolare quelle dell’Unrwa dove migliaia di sfollati hanno trovato rifugio.

Proprio l’Unrwa resta un obiettivo di Israele che accusa l’agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi di collusione con Hamas. Le sue pressioni, a inizio anno, avevano spinto gli Usa e una ventina di paesi occidentali a sospendere i finanziamenti all’Unrwa. Poi tutti hanno fatto marcia indietro, ma non Washington. Martedì notte decine di soldati israeliani delle unità speciali hanno preso parte ad un raid nel quartier generale dell’Unrwa a Gaza City alla caccia, ha detto il portavoce militare, di militanti di Hamas e Jihad che usavano i locali delle Nazioni unite «come base per condurre attacchi contro le truppe israeliane nella Striscia di Gaza centrale». Il portavoce ha detto che l’incursione è avvenuta dopo aver fatto allontanare i civili presenti nella zona. I soldati, ha aggiunto, hanno recuperato armi e munizioni nascoste da Hamas. La violazione della sede dell’Unrwa è stata accolta con scarso interesse dal resto del mondo a conferma dell’insidioso processo di normalizzazione dell’offensiva israeliana a Gaza da parte dei governi e dei media occidentali. «Un altro giorno. Un altro mese. Un’altra scuola colpita…Il palese disprezzo del diritto umanitario può diventare la nuova normalità», ha commentato il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini.

Le forze israeliane hanno ulteriormente intensificato l’offensiva nel nord e nel centro di Gaza, in particolare nel capoluogo Gaza city. Morti e feriti anche ieri. Il bilancio di vittime dal 7 ottobre è di almeno 38.243 morti e 88.033 feriti. Resta tesa la situazione anche al confine tra Libano e Israele. Il leader di Hezbollah ieri ha ribadito che il cessate il fuoco al confine con il Libano, dipende dalla fine delle ostilità nella Striscia. «Se ci sarà un accordo di cessate il fuoco a Gaza, anche il nostro fronte cesserà (le ostilità) senza alcuna negoziazione», ha detto Hassan Nasrallah. La tregua ieri è tornata sui tavoli dei mediatori. A Doha è giunta la delegazione di Israele guidata dai vertici dei servizi segreti. Non è chiaro se abbia ricevuto dal governo l’incarico di arrivare all’accordo che vogliono, secondo un sondaggio, il 56% degli israeliani ebrei per riportare a casa i 120 ostaggi a Gaza.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto[1]