I video girati da soccorritori e sopravvissuti mostrano le scene che tutti conosciamo già da tempo: la disperazione dei famigliari delle vittime, madri che piangono i figli, bambini che hanno perduto uno o entrambi i genitori, i feriti trasportati con carretti tirati da asini agli ospedali Al Aqsa e Nasser già colmi degli scampati ai massacri dei giorni scorsi.

«Il sangue schizzava da tutte le parti, le schegge hanno colpito le nostre tende e i morti erano sparsi per strada. Abbiamo urlato: ‘Ci serve un’ambulanza, correte’, ma le ambulanze non sono giunte subito. Così abbiamo messo morti e feriti sui carretti e ci siamo diretti all’ospedale», ha raccontato Tahrir Matir, un testimone dell’attacco a Mawasi che vive in una tenda accanto a quelle colpite.

A Rafah cinque palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo su una casa. A Khan Younis, un uomo, sua moglie e due bambini, sono morti sotto le macerie della loro abitazione centrata in pieno da una bomba. Poco dopo, ancora nell’area di Khan Yunis, un altro raid aereo ha ucciso 17 palestinesi in un campo di tende che ospita famiglie sfollate a Mawasi.

In questa zona sabato scorso almeno 90 persone, molte delle quali donne e bambini, sono state uccise da bombe che, afferma Israele, miravano a colpire il comandante militare di Hamas, Mohammed Deif. Video giunti da Gaza mostrano i residenti che trasportano i corpi dei morti e dei feriti su carretti tirati da asini. Altri quattro palestinesi sono stati uccisi a Sheikh Zayed nel nord della Striscia. Il ministero della sanità ha riferito che  vittime si sono avute in altri punti Gaza e ha aggiornato a quasi 39mila il numero dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre.

Le schegge hanno colpito le nostre tende e i morti erano sparsi per strada. Abbiamo messo morti e feriti sui carretti e ci siamo diretti all’ospedaleDall’inizio dell’offensiva, dice Israele, metà della leadership dell’ala militare di Hamas (le Brigate Qassam) è stata eliminata e circa 14 mila combattenti uccisi, feriti o catturati. Afferma inoltre che il suo attacco di sabato scorso a Mawasi e gli altri compiuti negli ultimi giorni miravano ad uccidere Mohammed Deif, il capo militare di Hamas e altri comandati del movimento islamico. Le scuole, aggiunge il portavoce dell’esercito, sarebbero diventate depositi di armi e luoghi di addestramento di nuovi combattenti di Hamas.

Da parte loro i palestinesi denunciano che i raid contro campi profughi, scuole e accampamenti puntano a gettare nel panico i civili così da mettere sotto pressione il movimento islamico e costringerlo ad accettare un cessate il fuoco a condizioni sfavorevoli. Una strategia del pugno di ferro che comincerebbe a dare qualche risultato perché, stanno a quanto ci riferiscono fonti di Gaza, tra la gente stremata dai bombardamenti, dalla fame e dalla sete, si moltiplicano le voci di chi vuole che Hamas accetti la tregua rinunciando alle sue richieste più importanti. «(Il governo) Netanyahu con questi attacchi sanguinosi e la catastrofe umanitaria in cui siamo precipitati vuole costringere Hamas e gli altri gruppi combattenti palestinesi alla resa. Cerca una vittoria sulla nostra pelle per consolidare il suo potere. Ma Hamas non accetterà una tregua a qualsiasi prezzo», ci diceva ieri un giornalista sfollato a Deir al Balah. Valutazioni che indirettamente conferma il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. «La pressione militare sta avendo effetto, le condizioni sono mature per un accordo per la restituzione degli ostaggi», ha detto ieri Gallant lasciando capire che l’offensiva militare sta costringendo Hamas a cedere e a liberare gli israeliani sequestrati il 7 ottobre. «Si è creata una limitata finestra di opportunità per riportare gli ostaggi a casa», ha aggiunto Gallant sottolineando poi che le Forze armate israeliane avranno «la capacità e la completa libertà d’azione per tornare ad operazioni militari intensive dopo qualsiasi accordo, in qualsiasi luogo e momento richiesto».

Non solo Netanyahu, ma l’intero esecutivo israeliano ribadisce l’intenzione di riprendere l’offensiva non appena saranno liberati gli ostaggi. Un punto che Hamas respinge con forza e ripete che gli israeliani nelle sue mani torneranno a casa solo con la cessazione definitiva dell’offensiva. Intanto si riaccende il confine tra Libano e Israele. Ieri diversi attacchi israeliani hanno ucciso cinque persone, tra cui tre bambini siriani profughi in Libano. Per rappresaglia Hezbollah ha lanciato razzi contro Israele. I tre bambini siriani sono stati uccisi da una bomba nei terreni agricoli nel villaggio di Umm Tut. I droni israeliani hanno anche colpito una motocicletta sulla strada per Kfar Tebnit uccidendo ancora due profughi siriani.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto