Carceri. I Garanti dei detenuti chiedono la liberazione anticipata

by Eleonora Martini * | 16 Luglio 2024 10:38

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A Venezia il 56esimo suicidio. Il portavoce della Conferenza nazionale Ciambriello al ministro Nordio: «Ascoltate le nostre proposte»

 

È una bocciatura definitiva e senza appello, quella che gli 86 Garanti territoriali dei detenuti pronunciano contro il decreto governativo «Carcere sicuro» per il quale scadono oggi i termini di presentazione degli emendamenti in commissione Giustizia del Senato, dove è appena iniziato l’iter di conversione in legge. Mentre negli ultimi giorni si è registrata un’ulteriore sequela di suicidi in carcere, arrivando al nuovo record di 56 dall’inizio dell’anno – per ultimo, il 37enne Alessandro Girardi, che scontava una pena per spaccio e si è impiccato con un lenzuolo nella sua cella della Casa Circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia -, e mentre si moltiplicano le «manifestazioni di disperazione che troppo spesso la stampa chiama a sproposito “rivolte”», la Conferenza nazionale dei garanti presieduta dal Garante campano Samuele Ciambriello mette un punto fermo in una conferenza stampa al Senato. E stila un elenco di proposte e richieste, prima tra tutte quella rivolta al ministro Nordio affinché ascolti coloro che hanno per compito «uno sguardo intrusivo» nell’universo detentivo.

Nell’immediato però la Conferenza chiede al parlamento di approvare uno degli emendamenti correttivi al testo – presentati dal Pd o da Avs – che inglobano il ddl Giachetti per la liberazione anticipata speciale (da 45 a 60 giorni per ogni semestre di pena scontata), l’unica proposta esistente per «porre fine a questa inutile strage», come afferma Stefano Anastasia.

IL GARANTE REGIONALE del Lazio parla infatti di «situazione senza precedenti»: la popolazione detenuta è cresciuta in un anno di 4 mila unità, tornando ai numeri del 2014 (oltre 61 mila, con tassi di sovraffollamento medio del 129%), quando l’Italia venne condannata dalla Corte europea dei diritti umani con la sentenza Torreggiani. «Ma allora la tendenza – ricostruisce Anastasia – era di segno inverso: in decrescita, per effetto delle misure adottate in seguito allo stato di emergenza dichiarata dal governo Berlusconi V. Oggi invece il trend di affollamento è in crescita». Ma alleggerire non sarebbe difficile: attualmente in carcere ci sono 8341 detenuti con un residuo di pena inferiore ai sei mesi, 7027 con meno di un anno e 21.075 con una pena inferiore ai 3 anni. A nome di tutti i Garanti (escluso il Garante nazionale D’Ettore), Ciambriello definisce «minimale, inadeguato e vuoto» il decreto legge approvato in Cdm il 4 luglio: «Quasi un uso fraudolento della decretazione d’urgenza».

INFATTI COME FA NOTARE la Garante comunale di Parma, Veronica Valenti, «nessuna norma di questo decreto può essere immediatamente applicata. Neppure quella che porta da 4 a 6 il numero di telefonate, in quanto necessita di linee guida. Mentre già ora i direttori possono decidere di concedere ai detenuti più contatti con i familiari». E neppure l’articolo che prevede un albo delle comunità d’accoglienza per detenuti tossicodipendenti senza abitazione idonea ai domiciliari: bisognerà infatti aspettare un anno per avere, a regime, «solo 206 posti in tutta Italia, secondo la relazione finanziaria annessa al decreto», come fa notare il Garante della Liguria, Doriano Saracino. Tanto meno immediatamente applicabile, come ha già scritto il manifesto, è la norma che stabilisce nuove assunzioni di polizia penitenziaria: oltre che insufficienti, non ci saranno prima di due anni. «Indefinita» invece, secondo la Conferenza, e perciò senza incisività, la supposta «facilitazione», di cui parlava Nordio dopo il Cdm del 4 luglio, dell’iter per la normale liberazione anticipata.

«OGGI – RIFERISCE SARACINO – in molte regioni i detenuti sotto i 25 anni superano il 25%», e a fronte della mancanza di «almeno mille educatori professionali» e mediatori culturali, si registra la totale disattenzione alle scuole e al contempo l’uso spasmodico di una politica dei trasferimenti a fine punitivo «che è deleteria». «Anche la giustizia minorile è al collasso», aggiorna Valentina Calderone. E le cause vanno ricercate nel decreto Caivano e in quell’ossessione punitiva delle leggi sugli stupefacenti, «uno dei principali fattori criminogeni», come sottolinea la Garante del comune di Roma.

Bruno Mellano, Garante regionale del Piemonte, ci tiene ad aggiungere personalmente due parole alle richieste della Conferenza nazionale: «Amnistia e indulto». Perché, come incalza Calderone rispondendo a Nordio, non sono «una resa dello Stato ed è grave definirle così perché si tratta di misure inserite nella Costituzione.

* Fonte/autore: Eleonora Martini, il manifesto[1]

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