Tra mafia e aborto, si apre il G7 dei miliardi in armamenti
Aiuti a Kiev finanziati con gli asset russi. Messaggio alla Cina: basta sostegno alla Russia. Crosetto contro gli «scoop» della Cnn, Meloni accusata di aver fatto togliere dalla bozza i diritti riproduttivi
BARI. ll G7 che inizia oggi a Borgo Egnazia, cuore della Puglia, parte all’insegna delle polemiche. Mentre l’organizzazione (italiana) informa le centinaia di giornalisti accreditati sulle meraviglie che lo chef Bottura cucinerà per i grandi e sulle suggestive gite organizzate per le first lady (dai trulli di Alberobello alle ceramiche di Grottaglie fino al treno storico per la valle d’Itria), si segnala uno scontro con tanto di minacce di denuncia tra il ministro della difesa Guido Crosetto e l’emittente americana Cnn.
«LA VIOLENZA di tipo mafioso è in aumento nella stessa regione italiana dove i leader del G7 si incontreranno». La Cnn parla di aumento della «recrudescenza della violenza» a opera della Sacra corona unita, citando un rapporto semestrale del Viminale.
Lo scoop non c’è, il pezzo è un concentrato di stereotipi sul sud Italia, la reazione di Crosetto è furiosa: «Un racconto falso e inaccettabile al quale dobbiamo ribellarci tutti: dovremmo adire a un giudice americano e chiedere conto alla Cnn per questa diffamazione internazionale, nessuno riuscirà a sporcare il nostro G7».
Assai più pesante l’altra polemica della vigilia, la tutela del diritto all’aborto: secondo qualificate fonti europee Francia e Canada avrebbero chiesto di rafforzare nel documento finale del G7 il «pieno impegno» dei grandi per «un accesso effettivo e sicuro all’aborto». I rumors dicono che sarebbe stato il governo italiano a chiedere di eliminare questo riferimento, presente nel testo dell’ultimo G7 di Hiroshima, scatenando l’ira di francesi e canadesi che avrebbero voluto un rafforzamento dell’impegno.
Fonti del governo italiano spiegano che «nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza delle conclusioni», ma ammettono che anche su questo punto «il negoziato è ancora in corso».
IERI IN PUGLIA è arrivato il presidente Usa Joe Biden: incontrerà oggi l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky in un bilaterale seguito da conferenza stampa – venerdì i bilaterali con papa Francesco e Giorgia Meloni – dedicata a uno dei temi inevitabilmente centrali di questo G7 e rispetto al quale nelle bozze conclusive già trapelate prima dell’apertura del vertice si insiste sulle pressioni su Russia e Cina.
Nei confronti del paese che ha invaso l’Ucraina si preme affinché smetta di fare minacce «irresponsabili» sull’impiego delle armi nucleari. A Pechino va l’esortazione a togliere sostegno al Cremlino nella sua aggressione: i sette accusano il Paese asiatico di fornire tecnologie e componenti necessarie alla costruzione delle armi usate in guerra, aggirando così la propria dichiarata «neutralità». A Kiev vengono invece promessi, ancora una volta, più fondi e armi. Promesse fra cui svetta quella, annunciata ieri dal presidente francese Macron, di 50 miliardi entro la fine dell’anno.
I MILIARDI vengono dall’uso – su «iniziativa americana» poi «concordata dai leader del G7» – degli asset russi congelati: il regalo di Biden al G7 di Meloni che potrà intestarsi questa vittoria. L’accordo fra i sette chiarirà che «il nostro sostegno all’Ucraina- ha detto dall’Air Force One il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, anche lui a Borgo Egnazia – durerà a lungo. Specialmente nei campi della Difesa e della sicurezza».
«Firmando manderemo alla Russia anche un segnale della nostra determinazione. Se Putin pensa di poter durare più a lungo della coalizione in sostegno dell’Ucraina, si sbaglia». Perfino il presidente ungherese Orbán ieri ha detto che non farà ostruzionismo su finanziamenti e aiuti militari all’Ucraina da parte dei paesi Nato, benché dichiari di nuovo che il suo paese non contribuirà in alcun modo.
Centrale anche il dossier su Gaza: nella bozza di risoluzioni finale i sette leader si rivolgono ad Hamas affinché accetti la proposta di cessate il fuoco statunitense. Nei confronti di Israele solo una vaga richiesta di alleggerire l’offensiva a Rafah e di conformarsi all’ordine della Corte internazionale di giustizia, che però ha imposto senza mezzi termini il cessate il fuoco.
* Fonte/autore: Giovanna Branca, Andrea Carugati, il manifesto
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