QUESTA MORTE l’hanno sentita sulla loro pelle, sanno che sarebbe potuto accadere anche a loro e applaudono quando dal palchetto montato a pochi metri dalla prefettura gli interventi parlano di permessi di soggiorno, caporalato e sfruttamento. Applaudono quando Hadeep Kaur, segretaria della Flai Cgil di Frosinone che ha organizzato la manifestazione, si rivolge a loro in punjabi e dice che «oggi qui in piazza abbiamo tanti fantasmi, come Satnam e sua moglie Sony».

FISCHIANO LA SINDACA di Latina Matilde Celentano non tanto per quello che dice quanto perché rappresenta un partito, Fratelli d’Italia, che nell’agro pontino ha la maggioranza dei consensi e difende quegli imprenditori agricoli che spesso li sfruttano. «Ci ho messo la faccia», risponde piccata la sindaca alla piazza che la sommerge di fischi quando dice che la battaglia contro il caporalato deve essere di tutti, mentre gli altri interventi avevano contestato le politiche sull’immigrazione del governo italiano. «Satnam è stato ucciso da un sistema malato, dalla legge Bossi-Fini che lega la vita a un pezzo di carta, ma la sua morte ha dimostrato che si può concedere un permesso di soggiorno in appena due giorni com’è stato fatto per la moglie Sony», dice ancora Kaur, che poi attacca la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Dovrebbe conoscere bene questo territorio perché fu eletta qui nel 2018: pensa ancora, come disse il giorno del suo insediamento, che chi produce non deve essere disturbato?». La sindacalista, di origini indiane come Satnam, poi si ferma a chiacchierare con Elly Schlein. «Come Partito democratico saremo presenti con un presidio permanente per bonificare l’agro pontino dal caporalato», fa sapere la segretaria del Pd.

TRA LE CIRCA 4MILA persone in piazza ci sono anche diversi politici del centrosinistra, da Marta Bonafoni e Matteo Orfini del Pd all’ex presidente della Camera Laura Boldrini e a Nicola Fratoianni di Avs. Nessun politico però interviene dal palco, dove si alternano interventi di sindacalisti, della comunità indiana, di associazioni come l’Anpi, Libera, Terra, Legambiente e della Rete degli studenti. Tutti contestano le leggi sull’immigrazione che rendono ricattabili i lavoratori migranti, mentre Legambiente ricorda che le stesse imprese che sfruttano gli indiani utilizzano pesticidi proibiti per far maturare prima i loro prodotti. A essere messo in discussione è l’intero sistema produttivo, che ha come sbocco il mercato ortofrutticolo di Fondi, il più grande all’ingrosso d’Italia, dove molte inchieste giudiziarie hanno evidenziato una forte presenza delle agromafie.

IL SOCIOLOGO Marco Omizzolo, che da anni si occupa dello sfruttamento dei lavoratori sikh nelle campagne dell’agro pontino, dice che «vanno sostenute le denunce quotidiane perché quello che è successo a Satnam non accada più» e chiede una procura nazionale per la lotta al caporalato. Martedì prossimo ci sarà un’altra manifestazione, promossa dalla comunità indiana di Latina, che sarà accompagnata da uno sciopero dei lavoratori agricoli proclamato da Cisl e Uil. La Flai Cgil invece ha deciso di promuovere una raccolta di fondi per sostenere la famiglia di Singh e sua moglie Sony, a cui è stato riconosciuto un permesso speciale di soggiorno per ragioni di giustizia. Il sindacato chiede «dignità, rispetto per la salute e la sicurezza dei lavoratori e l’impegno di tutte le istituzioni, le forze politiche e sociali nel contrastare lo sfruttamento, il caporalato e le condizioni disumane, spesso avvallate da norme che alimentano la clandestinità, in cui sono costrette a lavorare le persone nel settore agricolo».

* Fonte/autore: Angelo Mastrandrea, il manifesto