Latina. I braccianti scioperano per la morte di Satnam Singh: «No allo schiavismo»

by Angelo Mastrandrea * | 21 Giugno 2024 9:44

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Sabato in piazza con la Flai Cgil. Elly Schlein: ci sarà anche il Pd. Il titolare dell’azienda al Tg1 rovescia le colpe sul migrante morto

 

La tragica morte di Satnam Singh, il giovane indiano a cui lunedì mattina un macchinario ha tranciato un braccio e schiacciato le gambe, e il mancato soccorso da parte dei suoi datori di lavoro, hanno sconvolto la comunità indiana dell’agro pontino, che conta almeno 12 mila persone. «Già nel passato ci siamo trovati a subire situazioni di particolare gravità, ma mai avremmo pensato di trovarci di fronte a un atto di questa ferocia», ha detto ieri il presidente della comunità indiana di Latina Gurmukh Singh. I braccianti sabato sciopereranno per due ore a fine turno e scenderanno in piazza insieme alla Flai Cgil. Elly Schlein ha annunciato che alla manifestazione parteciperà anche il Pd.

Di fronte alle polemiche che montavano, anche sul silenzio del governo, nel pomeriggio Giorgia Meloni ha aperto il consiglio dei ministri dicendo di augurarsi che «questa barbarie venga duramente punita», mentre il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e la ministra del Lavoro Maria Grazia Calderone hanno convocato questa mattina i sindacati per discutere di sfruttamento del lavoro.

A scatenare ulteriori polemiche ieri mattina sono state le parole al Tg1 di Renzo Lovato, il titolare dell’azienda agricola di Latina dove lavorava Satnam Singh. «Lo avevo avvisato di non avvicinarsi al mezzo, ma ha fatto di testa sua, una leggerezza che è costata cara a tutti», ha detto, senza menzionare il fatto che non siano stati chiamati i soccorsi e che il migrante sia stato caricato su un pullmino e abbandonato davanti a casa sua agonizzante. Nessun accenno neppure al fatto che il migrante, secondo l’ispettorato del lavoro, era impiegato al nero, come anche sua moglie. I componenti del Pd in commissione di vigilanza della Rai hanno presentato un’interrogazione al presidente della tv pubblica Roberto Sergio per chiedere se vi siano stati «interventi che abbiano condizionato la predisposizione del servizio minimizzando l’accaduto. «Stiamo parlando di un lavoratore che è morto e che lavorava in nero e sentir parlare così sembra quasi normale che uno che fa impresa lo debba fare con degli schiavi, questa è follia. Siamo di fronte a un atto di vero e proprio schiavismo, una situazione di una gravità senza precedenti. In un caso del genere, aziende come queste vanno chiuse e va impedito che continuino a lavorare», ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini.

Intanto cominciano a emergere sempre maggiori particolari sull’incidente. Antonello Lovato, co-titolare dell’azienda con suo padre Renzo, è indagato dalla procura di Latina per omesso soccorso e omicidio colposo. Sarebbe stato lui a mettere Satnam e la moglie, che lavora nella stessa azienda, sul furgone e a scaricarli davanti alla loro abitazione, lasciando l’arto staccato su una cassetta della frutta. Sarebbe indagato anche un lavoratore indiano che era alla guida del furgone che ha scaricato Singh davanti a casa sua. L’imprenditore ha raccontato ai pm di aver chiamato «un aiuto» per la raccolta dei cocomeri nel suo appezzamento di 4 ettari e di aver portato la vittima sotto casa su sua richiesta. Secondo le prime ricostruzioni, nessuno in azienda avrebbe chiamato i soccorsi per almeno due ore, che potrebbero essere risultate fatali. Il 118 sarebbe stato chiamato solo una volta che il giovane era stato portato a casa. «Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale, ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola. Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messo sul furgone togliendoci anche la possibilità di chiamare i soccorsi», ha raccontato Sony, la mogie di Satnam. «Si sentivano le urla della moglie che continuava a chiedere aiuto, poi abbiamo visto un ragazzo che lo teneva in braccio e lo ha portato dietro casa. Noi pensavamo lo stesse aiutando, ma poi è scappato via», hanno ricordato due ragazzi che ospitavano Satnam e la moglie in un rustico dietro la loro abitazione e che per primi hanno chiamato i soccorsi. «L’ho visto che entrava nel furgone e gli ho chiesto cosa fosse successo e perché non lo aveva portato in ospedale. Mi ha risposto “da me non sta in regola”».

* Fonte/autore: Angelo Mastrandrea, il manifesto[1]

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