MANCANO tre giorni al mega-vertice di Berlino in cui duemila invitati provenienti da 60 paesi discuteranno il futuro dell’Ucraina che l’Occidente ha deciso di definire punto per punto ben prima, oltre, e al di là di qualunque conferenza sulla pace. Ripresa a breve termine e ricostruzione nel lungo periodo sono i due target da raggiungere con il «sostegno continuo a tutti i settori» della società ucraina. A spiegarlo – forse – questa volta sarà direttamente il presidente Volodymir Zelensky, invitato a parlare al Bundestag non più video-collegato ma di persona in una sessione parlamentare a lui interamente dedicata, come anticipa la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Sancirà la riconciliazione tra Berlino e Kiev dopo due anni di baruffe, sgambetti, sgarbi diplomatici fuori da ogni protocollo chiusi con il recente via libera del cancelliere Olaf Scholz all’uso delle armi tedesche per gli attacchi in profondità il territorio russo.
Ma il vertice di martedì prossimo sarà anche e soprattutto l’occasione per imbarcare una volta per tutte nella stessa macchina organizzativa tutti i soggetti politici, istituzionali e finanziari interessati a vario titolo a spalare le macerie della guerra.

Anche se la vera posta in gioco, oltre all’immenso business pre e post-bellico a 360 gradi, è Kiev in Europa. Lo ha ribadito ieri la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock (Verdi): «Stiamo facendo il possibile sotto l’aspetto politico, economico e della fornitura di armi per far sedere quanto prima l’Ucraina al tavolo dell’Unione europea». Corrisponde proprio alla quarta e ultima «dimensione» nel programma della Conferenza di Berlino che si chiuderà l’11 giugno.

«L’ADESIONE all’Ue è un processo che favorisce crescita economica, sicurezza degli investimenti e ripresa sostenibile di un’economia competitiva. Inoltre sostiene istituzioni politiche stabili e garantisce i diritti umani, lo stato di diritto e i servizi pubblici funzionanti. Facendo un bilancio e mostrando i progressi compiuti, oltre a evidenziare i principali strumenti di supporto, la Conferenza mira a creare fiducia in questo iter di riforma».
Di riflesso significa che non sarà tanto l’Ucraina a doversi adattare allo standard dell’Ue prima di potersi candidare al suo ingresso quanto sarà l’adesione al percorso verso l’ingresso Ue ad aiutare Kiev a raggiungere lo standard europeo.
A maggior ragione – ricorda la ministra Baerbock – se «gli ucraini attualmente stanno difendendo anche il nostro stile di vita, ricostruendo con grande determinazione il loro Paese mattone dopo mattone malgrado gli incessanti attacchi missilistici russi».

PER QUESTO, prima ancora di una valanga di soldi occidentali per l’«assistenza all’emergenza e le necessità immediate», alla conferenza ci sarà bisogno di «creare le condizioni attraenti per le imprese in modo da sbloccare gli investimenti nel settore privato». Come poter trasformare l’attuale terreno devastato dalla guerra in un campo fertile per gli affari il programma di Berlino non lo indica se non con la «stabilità macroeconomica» e l’elenco di «questioni trasversali» che però sembrano più problemi che soluzioni: «Resilienza, sicurezza, infrastrutture, alloggi, energia, protezione del clima, sanità, l’istruzione e il tema del gender saranno integrati nelle quattro dimensioni».
Una pennellata di blu-Europa sull’Ucraina annerita da oltre due anni di invasione di Putin con un occhio agli interessi generali di tutti gli alleati, nessuno escluso.

PER IL GOVERNO Meloni sarà presente il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite dell’ambasciata italiana la sera prima del summit per l’iniziativa che serve a illustrare quale sarà il ruolo di Roma nella ricostruzione dell’Ucraina «con la partecipazione delle istituzioni, imprese e i rappresentanti della società civile italiana».

* Fonte/autore: Sebastiano Canetta, il manifesto