Le immagini trasmesse da Al Jazeera e i video postati in rete hanno mostrato scene di morte, disperazione e dolore nel pronto soccorso dell’ospedale Al Aqsa di Deir al Balah. Il pavimento della struttura ospedaliera si è coperto di dozzine di feriti e morti. Tra le vittime tante donne e bambini. L’elevato numero di vittime civili è la conseguenza di un’operazione militare condotta in pieno giorno in aree densamente popolate.

«Hanno annientato il campo profughi di Nuseirat. Civili innocenti e disarmati sono stati bombardati nelle loro case. Non ho mai visto nulla del genere, bambini morti e parti di corpi sparsi ovunque», ha raccontato Nidal Abdo, un testimone, al portale Middle East Eye. Un medico, Musad Munir, ha detto che «Un bambino è arrivato morto con il cibo ancora in bocca…Le bombe cadevano su di noi e gli elicotteri sorvolavano l’ospedale…Le persone erano sparse per le strade e noi non potevamo uscire per aiutarle. La maggior parte erano bambini e ragazze». Altri testimoni hanno riferito di corpi carbonizzati, di persone ricoperte di polvere come fantasmi, di edifici distrutti dai bombardamenti. «Sembrava un film dell’orrore, ma è stato un vero massacro», ha commentato Ziad, un paramedico.

L’azione è stata preparata per settimane, hanno riferito i media locali e il portavoce militare, sulla base di informazioni di intelligence. Secondo Sada News, la forza speciale israeliana si è infiltrata nell’area della moschea Al-Awda. Alle 11 esatte un camion con targa di Gaza si è fermato vicino a due edifici e soldati della Marina e dell’unita speciale Hamam. I quattro sequestrati erano divisi. In un edificio c’era Noa Argamani – tra gli ostaggi più noti perché un video del 7 ottobre la mostra mentre la portano via verso Gaza in moto – gli altri tre in un palazzo poco distante. I commando – il loro comandante è stato colpito, l’unica perdita israeliana – hanno ucciso quelli che sorvegliavano gli ostaggi. Poi, facendosi strada sparando, hanno portato in pochi attimi Argamani e gli altri tre ai mezzi blindati leggeri giunti qualche minuto prima. A quel punto, raccontano a Nuseirat, si è scatenato l’inferno. Per coprire la fuga del commando e dei sequestrati, è cominciato un bombardamento intenso durato almeno un’ora che ha coinvolto altre aree del campo e della città di Deir al Balah e che ha causato il maggior numero delle vittime. All’operazione avrebbe partecipato un’unità speciale statunitense – ne ha riferito la Cnn oltre al sito Axios – con funzioni non ancora chiare. Potrebbe essere entrata a Gaza, il sospetto è forte, usando il molo galleggiante sulla costa della Striscia costruito dai soldati americani. «La partecipazione Usa all’operazione criminale condotta oggi dimostra il ruolo complice dell’amministrazione americana, la sua piena partecipazione ai crimini di guerra commessi a Gaza e la falsità delle sue posizioni sulla situazione umanitaria e la sua preoccupazione per la vita dei civili (palestinesi)», ha denunciato Hamas.

«Non ci fermeremo finché non avremo completato la missione e riportato a casa tutti i nostri rapiti, in un modo o nell’altro», ha detto Benyamin Netanyahu. Da ieri il premier e leader della destra religiosa israeliana è più forte. Ha inferto un colpo ad Hamas e allo stesso tempo al suo rivale Benny Gantz che ieri sera doveva annunciare la sua uscita dal gabinetto di guerra isolando maggiormente il primo ministro. Ha dovuto rinunciare, per ora. Netanyahu segna un punto a suo favore, ma il costo vero di questa ipotetica partita a scacchi in casa israeliana l’hanno pagato decine e decine di civili palestinesi fatti a pezzi dalle bombe.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto[1]