Non mancheranno perciò bombe e missili per gli aerei e proiettili per l’artiglieria delle Forze armate israeliane impegnate a Gaza e che presto potrebbero superare la linea blu con il Libano e avanzare fino al fiume Litani per spingere lontano dal confine i combattenti di Hezbollah. Nella Striscia almeno 17 persone sono state uccise e decine ferite da un raid aereo contro una casa e alcuni negozi nel campo profughi di Nuseirat. Colpita anche un’abitazione a Bureij. A Rafah, di cui le forze israeliane affermano di controllare il 70%, continua l’avanzata dei reparti corazzati ai quali si oppongono combattenti di Hamas, Fronte popolare, Jihad islami e di altre formazioni armate palestinesi. Si combatte anche a Zaytun dove l’esercito israeliano ha lanciato una nuova offensiva. Il motivo è che non riesce ad avere il controllo pieno di questo sobborgo di Gaza city situato a breve distanza dal Corridoio Netzarim, la strada che taglia da est a ovest in due la Striscia e che, con la Salah Edin che corre da nord a sud, offre all’esercito israeliano la possibilità di muoversi con rapidità in ogni punto di Gaza.

Il costo in vite umane è alto. Il ministero della Sanità ha aggiornato ieri a 37.372 il totale dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre, in gran parte sono civili. Almeno 25 persone sono state uccise tra lunedì e ieri. Va avanti così da otto mesi. Tante famiglie sono state cancellate in parte o del tutto dai bombardamenti. L’agenzia Ap (Associated Press) ha analizzato 10 attacchi nella Striscia di Gaza da ottobre e dicembre che hanno ucciso oltre 500 persone. 60 famiglie hanno perduto almeno 25 membri. Come la Al Agha (31 membri), la Doghmush (44) e soprattutto la Salem (173) colpita due volte a dicembre. La Ap ricorda anche i massacri avvenuti nei campi di Jabaliya e Maghazi, rispettivamente con 130 e 106 morti. Liste di morti che si allungano ogni giorno non solo per i bombardamenti e le cannonate. Feriti e ammalati gravi sono tra le vittime più frequenti in questi giorni in cui il caldo afoso dell’estate diffonde infezioni e aggrava le condizioni dei più fragili. L’Oms ha chiesto l’evacuazione immediata all’estero di circa 10.000 palestinesi feriti, malati oncologici, dializzati e cardiopatici gravi che non possono essere curati a Gaza dove il sistema sanitario funziona in minima parte e gli ospedali, con poche eccezioni, non sono operativi. Ad impedire l’uscita di feriti e malati è la chiusura del valico di Rafah da oltre un mese, da quando è stato occupato dalle truppe israeliane.

Resta in bilico, sempre più vicina a una escalation totale la situazione al confine tra Israele e Libano dove si moltiplicano gli attacchi con razzi e droni di Hezbollah e i raid aerei e gli «omicidi mirati» di Israele. L’inviato di Biden in Medio oriente, Amos Hochstein, dopo qualche ora in Israele, ieri è arrivato a Beirut per tentare di evitare un conflitto che Washington non vuole. In Israele si levano con più forza le voci di coloro che invocano l’invasione del Libano del sud. Alla quale Hezbollah risponderebbe lanciando decine di migliaia di razzi in territorio israeliano. Il movimento sciita ieri ha ricordato le sue potenzialità diffondendo un video di 10 minuti, girato da un drone, della città di Haifa, delle sue installazioni produttive e militari e di una base navale israeliana.