Le regole dell’Ue prevedono che nelle prossime settimane la scelta dei leader dovrà passare al vaglio della prova di maggioranza, nell’Aula del Parlamento europeo. Il voto – formalmente un’elezione- è previsto per il 18 luglio a Strasburgo, nel corso della prima sessione plenaria dell’Eurocamera uscita dal voto del 9 giugno.

Nell’accordo raggiunto, via libera anche alla premier estone Kaja Kallas, esponente della famiglia politica liberale dalle solide credenziali anti-russe, come alto rappresentante per la Politica Estera e di sicurezza.

E all’ex premier portoghese Antonio Costa, socialista, nel ruolo di presidente del Consiglio europeo. Costa, costretto a dimettersi a fine 2023 dopo che il suo governo è stato coinvolto in un’inchiesta anticorruzione, prenderà il posto del liberale belga Charles Michel, attuale presidente del Consiglio, a partire dal prossimo 1 dicembre.

A innalzare i tre sul podio, l’accordo tra le famiglie politiche tradizionali: popolari (Ppe), Socialisti e liberali, rappresentate da leader come il premier polacco Tusk, quello spagnolo Sanchez, il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese Macron. Esclusa invece dalle trattative pre-Consiglio, l’Italia di Giorgia Meloni, alla guida della famiglia dei conservatori di Ecr.

Stanotte, al tavolo del Consiglio, dove si è tenuto il conclave, Giorgia Meloni ha scelto di risolvere così il suo ruolo di opposizione quasi solitaria – se si esclude il premier nazionalista ungherese Viktor Orbàn – agli accordi agli accordi stretti dalla maggioranza riguardo ai top jobs. Meloni ha votato contro la liberale Kallas e il socialista Costa.

“La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni” ha scritto la presidente del Consiglio sul social X.

Sul nome di Ursula, però si è astenuta. La presidente del Consiglio mantiene un’apertura di credito verso la presidente della Commissione. Un’apertura che le permette di sostenere l’esecutivo europeo, anche senza esplicitarlo. E di continuare a trattare nella nuova, complessa, partita per il ruolo di Commissario europeo che spetta a Roma.