LO SCIOPERO, IN REALTÀ, era indetto a livello nazionale. Ma nel capoluogo emiliano c’è stato inevitabilmente l’appuntamento più sentito. L’impianto idroelettrico di Enel Green Power dove hanno perso la vita almeno cinque persone è a meno di un’ora di macchina dal centro cittadino. La mobilitazione era stata indetta settimane fa da Cgil e Uil. Doveva durare quattro ore e incentrarsi sul fisco, in contrapposizione con le misure del governo. In Emilia Romagna, nel settore edile, tra i lavoratori Enel e in molti siti metalmeccanici lo sciopero è stato portato ad otto ore. E il tema chiave, inevitabilmente, sono state le morti sul lavoro.

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Alessia Vittozzi arriva in piazza Maggiore con in mano la bandiera blu della Uil. Di mestiere fa il tecnico della prevenzione al Dipartimento di sanità pubblica. «Sono qui perché non posso rimanere in silenzio di fronte all’ennesima tragedia» ci spiega. «Le aziende non possono considerare la sicurezza un pezzo del rischio d’impresa, ma al contrario devono costruire attorno alla sicurezza la loro attività». Antonella Amianti è invece avvolta nel rosso dei gadget Cgil. Lei è Rsu Fiom dell’Ima di Ozzano dell’Emilia, una compagnia metalmeccanica che produce macchinari per la sanità e l’agroalimentare. «Sciopero per la dignità del lavoratori, perché venga recuperata. Ci sono troppi infortuni, anche tragici, e guarda caso di mezzo si trovano sempre appalti, subappalti, megappalti».

GLI APPALTI, APPUNTO. Sono loro il tema politico della giornata. La metà dei lavoratori coinvolti nell’incidente di Bargi, e la gran parte delle vittime, non sarebbero dipendenti Enel, bensì professionisti assunti da ditte esterne. L’amministratore delegato di Enel Green Power, Salvatore Bernabei, ha difeso la compagnia in conferenza stampa. «Non esiste nessuna catena di subappalti. Parliamo di aziende che, all’interno della libertà di decidere come organizzarsi per lavorare nelle migliori delle condizioni, hanno deciso a chi rivolgersi. Anche perché parliamo di competenze altissime». Dove si è esternalizzato, dice insomma il dirigente, lo si è fatto per garantire la maggior qualità possibile. Una spiegazione che non soddisfa i sindacati.

«QUESTA È UNA STRAGE degli appalti. È vero per Suviana come era vero per i morti nel cantiere Esselunga di Firenze un mese fa. In quel caso c’erano le catene di subappalti e il lavoro nero. Qui di certo appalti e pure i pensionati al lavoro». A parlare al manifesto è Michele Bulgarelli, segretario generale della Cgil di Bologna che invece di un minuto di silenzio ha chiesto «un minuto di rumore per far sentire la nsotra rabbia». «Che dopo quasi due giorni dall’incidente non sia ancora del tutto chiaro l’inquadramento contrattuale dei lavoratori interessati dimostra un comportamento quantomeno reticente da parte di Enel».

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Di appalti parla anche chi indaga, promettendo di andare a fondo sul tema («ma non è il subappalto in sé il problema», dice il procuratore Giuseppe Amato) e ne parla, più timidamente, Stefano Bonaccini, presidente di Regione. Dal palco ha parlato anche il vescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi: «La sicurezza non è un costo, non è un lusso ma è un dovere, un diritto inalienabile per ogni persona. La sicurezza richiede investimenti – prosegue – quando la sicurezza è vista come un costo inutile, vuol dire che siamo irresponsabili», ha concluso Zuppi tra gli applausi.

«BOLOGNA HA FATTO BOLOGNA, stringendosi attorno alle vittime, le loro famiglie e tutta la categoria», spiega ancora Bulgarelli. «Sul piano locale, sicuramente ci costituiremo parte civile nei processi che verranno a proposito della centrale di Bargi. Sul piano nazionale, sabato 20 saremo a Roma a protestare assieme alla Uil per la difesa della sanità pubblica. E poi arriveranno le piazze di primavera: primo maggio e venticinque aprile. Per la Cgil quest’anno sono anche piazze referendarie».

Uno dei tre quesiti che il sindacato vorrebbe portare alle urne riguarda la responsabilità in solido del committente in caso di appalti. Significa che di quanto accade sul luogo di lavoro risponde anche l’azienda che quel servizio lo ha richiesto, e non solo l’impresa cui è stato affidato in ultima istanza. «Lo avessimo già vinto, non credo Enel avrebbe eluso le domande con tanta facilità».

* Fonte/autore: Lorenzo Tecleme, il manifesto[3]