by Michele Giorgio * | 16 Aprile 2024 8:36
Le armi impiegate contro Gaza per sei mesi, con gli effetti che devastanti che conosciamo, avevano già attirato acquirenti dal tutto il mondo. Ora l’intercettazione di missili e droni iraniani farà lievitare di alcuni miliardi di dollari l’export militare israeliano
GERUSALEMME. L’esaltazione dell’efficacia dei sistemi di difesa israeliani impiegati contro l’attacco iraniano di sabato notte è proseguita nei resoconti dei media sull’andamento dell’economia. Gli indici della Borsa ieri erano in salita e lo shekel si è rafforzato sul dollaro e l’euro.
«Tutto merito», hanno ripetuto in tanti, dell’abbattimento «del 99%» dei circa 350 droni e missili proclamato dai leader politici e militari di Israele.
La percentuale in verità appare eccessiva a giudicare dai video che sono circolati sabato notte e ieri. E comunque va tenuto conto che i sistemi Arrow e Fionda di Davide, pur dimostrando le loro ampie capacità, non sono apparsi del tutto impenetrabili ai missili balistici, nove dei quali hanno colpito due basi militari nel sud provocando danni alle strutture, a una pista e a un aereo C 130 da trasporto. Le industrie belliche israeliane in ogni caso festeggiano.
LE ARMI impiegate contro Gaza per sei mesi, con gli effetti che devastanti che conosciamo, avevano già attirato acquirenti dal tutto il mondo. Ora l’intercettazione di missili e droni iraniani farà lievitare di alcuni miliardi di dollari l’export militare israeliano. «È un giorno di orgoglio per molti dei nostri dipendenti, che lavorano giorno e notte», ha commentato Boaz Levy, presidente delle Industrie militari israeliane, aggiungendo che l’azienda ha ricevuto telefonate da clienti di ogni parte del mondo che hanno «apprezzato le prestazioni del sistema Arrow». Avi Salma, esperto finanziario, sostiene che «nel breve termine, l’attacco dell’Iran è costato miliardi di shekel all’economia israeliana. Nel lungo termine, Israele ricaverà miliardi dagli appalti militari».
Però non è tutto oro quello che luccica e le spese affrontate da Israele in cinque ore per tenere testa alle ondate di droni e missili sono state a dir poco elevate: tra 4 e 5 miliardi di shekel, ossia tra 1 e 1,3 miliardi di euro, secondo dati rivelati dal quotidiano Yediot Ahronot.
Costi che in una possibile guerra totale non sarebbero sostenibili ogni giorno per settimane o mesi, anche con l’aiuto degli Usa e di altri paesi alleati di Israele come avvenuto sabato notte. A mezza bocca, qualcuno sostiene che avrebbero contribuito a rallentare, almeno fino a ieri sera, la reazione militare israeliana.
Il generale di brigata Ram Aminach, ex consigliere finanziario del capo di stato maggiore, ha spiegato che il costo di un solo missile Arrow, utilizzato per intercettare i missili balistici, ammonta a 3,5 milioni di dollari, mentre il prezzo di quello usato dalla Fionda di Davide è di un milione di dollari.
SENZA DIMENTICARE le spese per ogni ora di servizio sostenute dall’aviazione che ha tenuto in volo per sei ore circa 100 caccia incaricati di abbattere droni e missili. Costi meno eccessivi sono stati calcolati da Yehoshua Kalisky, ricercatore presso l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv che riferisce di un totale di 2,1 miliardi di shekel, oltre 500 milioni di euro. Comunque sia, aggiunge Kalisky, la sola notte di sabato per gli apparati militari israeliani è costata come tutta la guerra del Kippur del 1973. Infinitamente più basse sono le spese sostenute dall’Iran per lanciare il suo attacco.
* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto[1]
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