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La base aerea “Mihail Kogalniceanu” a Costanza in Romania «sarà la nuova Ramstein», riassumono negli ambienti militari dell’alleanza atlantica citando l’attuale gigantesco avamposto militare in Germania che fin dai tempi della Guerra Fredda rappresenta il cardine della difesa Nato in Europa. «La costruzione delle nuove piste della grande cittadella per ospitare 10.000 soldati è iniziata» conferma la nota delle forze armate rumene premurandosi di far sapere come «l’espansione aumenterà molto la sicurezza regionale». I numeri sono impressionanti: la nuova mega-base occuperà 3.000 ettari, il perimetro sarà di 30 chilometri.

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Si tratta della prima vera dimostrazione pratica del riposizionamento della Nato nel nuovo teatro di guerra e restituisce la prova di come il fronte strategico sia stato definitivamente spostato a ridosso della linea di contatto con l’esercito russo. L’ampliamento della base di Costanza segna davvero l’inizio della nuova era, tutt’altro che breve nei piani Nato: «I lavori saranno terminati entro il 2026 mentre l’infrastruttura sarà capace di operare con massima capacità nel 2040». Di fatto un piano ventennale, con buona pace di chi insegue la de-escalation del conflitto.

Ieri nella base di Ramstein il segretario Austin – ricomparso in pubblico dopo la diagnosi di cancro, inizialmente nascosta anche a Biden – ha ricomposto in qualche modo la risposta unitaria della Nato all’indomani della «rielezione-farsa» di Putin e in vista delle urne americane ed europee. Eppure al di là degli stanziamenti finanziari e dell’imprescindibile supporto di mezzi e munizioni richiesto agli alleati “storici” (ieri la Germania ha promesso altri 553 milioni di euro in equipaggiamento bellico) gli Usa da tempo sono pronti a riassettare la difesa Nato su tutti i fronti. Alla luce degli sviluppi bellici più o meno imminenti a Washington hanno comunque già deciso che è assai più efficace e costa molto meno spostare il centro di gravità delle forze atlantiche nell’affidabile Romania piuttosto che restare in balia dei temporeggiamenti del cancelliere Scholz.

Per lo stesso motivo, da tempo puntano sulla Croazia per il controllo del doppio nodo Adriatico-Balcani e non sull’Italia di Meloni-Crosetto, così come contano su Varsavia e non su Berlino per proteggere Baltico e Ucraina occidentale.

* Fonte/autore: Sebastiano Canetta, il manifesto