La prima battaglia a concludersi nel 2024 segna una vittoria per il Cremlino lo stesso giorno della morte di Navalny. «Ho deciso di ritirare le nostre truppe per riposizionarle su linee più favorevoli. Hanno fatto il loro dovere al meglio e inflitto perdite molto gravi agli invasori», ha scritto Oleksandr Syrskyi, il nuovo comandante in capo delle forze armate ucraine. Tutto qui.

EPPURE DECINE di migliaia di morti non si esauriscono in quest’asciutto comunicato. Avdiivka era la «fortezza del Donetsk», riconquistata dopo una breve occupazione da parte dei separatisti filo-russi nel 2014, costituiva una delle roccaforti delle linee difensive ucraine meglio organizzate e fornite. «Se avessimo avuto più munizioni saremmo anche potuti rimanere», dicono altri soldati appena entrati nelle zone sicure più a ovest, le famose «linee più favorevoli».

Ma probabilmente l’esito della battaglia non è dipeso dalle scorte di armamenti. Sembra che il momento decisivo di uno scontro durato mesi sia stato quando, appena tre o quattro giorni fa, la fanteria russa è riuscita a sfondare a sud dell’impianto chimico e di produzione di coke. È il complesso industriale di questo tipo più grande d’Europa, si possono immaginare le difficoltà tattiche legate al suo controllo.

In un primo momento si ipotizzava che i soldati ucraini di stanza in città fossero ormai destinati a trincerarsi nei sotterranei della fabbrica, come era successo a Mariupol e a Bakhmut. «Come in politica, nessuno ama le decisioni impopolari. Il ritiro del personale combattente? No. Al contrario: una difesa eroica che a qualcuno potrebbe anche far ottenere una promozione», aveva scritto un soldato della 110° brigata, impegnato in prima linea.

MA I RUSSI sono riusciti a tagliare la città in due parti, determinando il rapido collasso della difesa nemica. L’uso massiccio e sistematico di bombe aeree pesanti, «dai 250 ai 1500 kg di esplosivo» secondo fonti dell’esercito, ha distrutto le postazioni di difesa ucraine, complicando significativamente l’arrivo di rifornimenti.

L’ultima mossa dello stato maggiore di Kiev era stata l’invio della famosa 3° Brigata d’assalto, una di quelle impegnate in prima linea nella battaglia di Bakhmut. Soldati che hanno già visto la morte in faccia diverse volte. Il loro compito doveva essere quello di raggiungere la postazione «Zenit», la roccaforte ancora totalmente sotto il controllo degli ucraini, e da lì organizzare sortite per rompere l’accerchiamento e ristabilire una catena di approvvigionamento stabile con le retrovie.

Una decisione azzardata e controproducente. Molti di quei soldati esperti e temerari sono morti o sono stati catturati. I media russi oggi ne mostrano le immagini. Sono ridotti a stracci che si contorcono a terra con le mani legate dietro la schiena, alcuni sono stati inutilmente incappucciati. Ma la pietà non trova posto in guerra e concetti come «l’onore delle armi» tanto cantati dai fanatici dello scontro armato sono buoni solo per i film.

Sul campo ora gli ucraini sono stati costretti a indietreggiare di diversi chilometri e il territorio occupato russo si è compattato su una linea meno frastagliata. Donetsk, la capitale separatista, è ora più lontana dalla portata ucraina e Kramatorsk e Slovjansk, i principali centri ucraini della regione, sono più vulnerabili. Di tutto ciò non si può incolpare il nuovo capo delle forze armate. Syrskyi è subentrato due settimane fa quando la battaglia di Avdiivka durava già da mesi.

Anzi, la strategia fin qui porta il marchio di Zaluzhny, come l’organizzazione delle retrovie. Ma la sconfitta avviene sotto il binomio Zelensky-Syrskyi, aspetto da non trascurare quando si tratterà di chiamare a raccolta eventuali sostenitori per uno scontro tra il vecchio leader militare e il presidente. E il cambio al vertice delle forze armate ha aggiunto caos a una situazione già confusa e difficile.

COSA SUCCEDERÀ ora? Difficile che i russi continuino subito l’offensiva verso le posizioni ucraine del Donetsk. Mosca non l’ha mai fatto finora, al contrario ha sempre preso molto tempo dopo ogni vittoria per mettere in sicurezza la conquista. E i soldati sono esausti. C’è un altro allarme però, ancora da confermare ma rilanciato trasversalmente da fonti russe e ucraine.

Si tratta del fronte sud, dell’area di Zaporizhzhia, dove le forze russe sarebbero in avanzata. Gli alti ufficiali non hanno commentato, ma se è vero che i soldati di Putin sono riusciti a superare la prima linea di campi minati in direzione di Robotyne (altra roccaforte ucraina) e che si preparano a dar battaglia, potremmo presto assistere all’apertura di un nuovo fronte.

* Fonte/autore: Sabato Angieri, il manifesto