Ieri all’1.50 di notte a Rafah non è arrivato di nuovo il generale cartaginese a portare morte e devastazione però la potenza di fuoco di Israele è stata simile a quella della «Direttiva Annibale» di dieci anni fa.

Prima e dopo il blitz di esercito, intelligence e unità di élite della polizia, che ha portato fuori Gaza Luis Har, 70 anni, e Fernando Marman, 60 anni, presi in ostaggio il 7 ottobre nel kibbutz Nir Yitzhak, l’aviazione israeliana con elicotteri, droni ed F-16 ha centrato decine di obiettivi con bombe e missili ad alto potenziale, allo scopo prima di aiutare l’assalto dei commando al secondo piano di un appartamento di Rafah e dopo per coprire la fuga di militari ed ostaggi. Gli uccisi sono stati 67 secondo un bilancio fornito dal ministero della sanità di Gaza, in gran numero del campo profughi di Shabura centrato da bombe. Ma il numero delle vittime è destinato a crescere man mano che i soccorritori estraggono le persone intrappolate, molte delle quali già morte, sotto le macerie di edifici polverizzati in un attimo e sostituiti da enormi crateri. Altre fonti, tra cui Hamas, hanno riferito di 100-110 uccisi. Molte decine i feriti.

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«La situazione medica e umanitaria a Rafah è catastrofica», ha avvertito il dottor Ashraf Al Qudra, portavoce del ministero della sanità, «gli ospedali della città non sono in grado di far fronte all’enorme numero di vittime. Molti feriti giacciono sul pavimento a causa della carenza di letti e di attrezzature mediche». Uno sfollato, Ibrahim Hassouna, ha raccontato: «Ho raccolto parti dei corpi della mia famiglia fin dalla mattina. Ho riconosciuto solo le dita dei piedi o delle mani». Hassouna ha aggiunto che i suoi parenti sono stati uccisi a 4 km dall’operazione militare messa in atto da Israele. «Non avevamo niente a che fare con quella storia. Perché ci hanno bombardato», ha domandato.

Due moschee e diversi palazzi con decine di appartamenti sono stati colpiti in più di un’ora di attacchi da parte di aerei da guerra, carri armati e navi israeliane. Colpite anche tende di sfollati. Un medico, Wael Shakfa, ha riferito che morti e feriti hanno cominciato ad arrivare all’ospedale in pochi minuti. «Ad alcune persone sono state amputate le gambe e ad altre le mani, parlo di bambini, donne, anziani e uomini adulti». In tutta Gaza tra domenica e ieri mattina sono stati uccisi 164 palestinesi. Il bilancio totale di morti e feriti dal 7 ottobre, è rispettivamente di 28.340 e di circa 68.000.

In Israele la notizia della liberazione due ostaggi ha generato grande entusiasmo. I media non hanno parlato e riferito d’altro per tutto il giorno. I commando sono stati descritti come «eroi». È solo la seconda volta in più di quattro mesi che l’esercito riesce a raggiungere alcuni sequestrati e a riportarli in Israele. La prima è stata alla fine di ottobre, proprio all’inizio dell’offensiva di terra, quando fu liberata una soldata. Per il premier Netanyahu l’accaduto rappresenta un «successo» da spendere all’interno di Israele ribadendo la presunta validità della sua strategia: riportare a casa gli ostaggi usando la forza e non la trattativa. Ma anche all’estero, magari per rispedire al mittente il «no» all’offensiva israeliana a Rafah senza protezione per i civili giunto da Joe Biden suo amico da decenni ma che ora in privato, rivela la Nbcnews, in almeno tre occasioni l’ha chiamato «asshole», «stronzo» in italiano, perché non ascolta nessuno.

Har e Marman, entrambi di origine argentina, erano in un appartamento sorvegliato da tre uomini di Hamas uccisi dai commando israeliani che hanno utilizzato esplosivi per sfondare la porta della casa. Quindi gli ostaggi sono scappati assieme ai soldati verso un elicottero che li attendeva. Un minuto dopo l’irruzione, l’aviazione ha iniziato a martellare Shabura e altre aree vicine con effetti catastrofici. Secondo Hamas, le bombe avrebbero ucciso assieme a decine e decine di palestinesi anche tre ostaggi israeliani. Domenica sono stati uccisi altri due soldati (in totale sono 229).

Il panico ieri ha dilagato in tutta Rafah perché molti hanno temuto che Israele avesse avviato l’offensiva di terra di cui si parla da giorni. La gente, terrorizzata, non sapeva dove andare, tanti correvano in mezzo alle strade alla ricerca di un posto sicuro mentre dall’alto il rombo degli elicotteri e il ronzio dei droni aggravava la paura. Centinaia di famiglie si sono avviate verso la costa, nell’area di Mawasi e a Deir al Balah, senza avere una meta e un rifugio sicuro da raggiungere. Proprio a Deir al Balah una bomba ha ucciso 17 membri della famiglia Gahwaji.

Ad alcune decine di chilometri da Gaza, ad Asira al Kibliah, in Cisgiordania decine di coloni israeliani, secondo testimoni del posto, avrebbero dato alle fiamme l’abitazione della famiglia Abdel Baset e ferito a colpi d’arma da fuoco due abitanti.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto[2]