by Nina Valoti * | 6 Febbraio 2024 9:28
Fiom: gravissimo. Fim Cisl: serve un nuovo modello di largo consumo. Meloni attacca Tavares ma si tiene alla larga dall’argomento “ingresso nel capitale”. Elkann, presidente senza poteri nel gruppo, smentisce la fusione con Renault
Da una parte Giorgia Meloni che in Giappone parla con Mitsubishi per alimentare la prospettiva di un secondo produttore[1]. Dall’altra Stellantis che, portato a casa il miliardo di incentivi per il 2024, annuncia altre sette settimane di cassa integrazione per i 2.260 lavoratori delle Carrozzerie Mirafiori mentre John Elkann prova a fingere di contare qualcosa negando la possibile fusione francesissima con Renault.
La bolla mediatica dell’ingresso dello stato italiano si è già sgonfiata. Rimangono le macerie lasciate da Sergio Marchionne negli stabilimenti italiani che Carlos Tavares visita solo in caso di festeggiamenti, come ad Atessa due settimane fa.
Meloni si tiene alla larga dal tema dell’ingresso in Stellantis e fa gioco sporco nell’attaccare Tavares: «Penso che l’ad di una grande società sappia che gli incentivi di un governo non possono essere rivolti a un’azienda nello specifico – sottolinea la premier – E penso che si sappia che noi abbiamo appena investito un miliardo circa sugli ecoincentivi. Quindi quello che ho letto mi è parso abbastanza bizzarro».
Si è rivelata una balla mediatica anche l’incontro con Mitsubishi perché in realtà si tratta della branca che opera nell’aerospazio e nella difesa ed è leader nel programma trilaterale Global Combat Air Program (Gcap) che vede impegnate anche Italia (Leonardo) e Gran Bretagna (Bae Systems) per la realizzazione del caccia di sesta generazione. Altro che secondo produttore di auto.
Sulla cassa integrazione a Mirafiori dal 12 febbraio al 30 marzo la Fiom è molto dura: «Questa nuova richiesta di cig è una sciagura, dopo il mese di fermo produttivo a scavallo dell’anno: è un segnale devastante per lo stabilimento nel suo insieme, anche alla luce delle voci che stanno girando sull’eventualità di una fusione con la Renault», dichiara il segretario torinese Edi Lazzi.
Nelle stesse ore il presidente (senza portafoglio) di Stellantis John Elkann ha diramato una nota per cercare di placare le voci su Renault: «Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori. La società è concentrata per rafforzare la sua attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia. Al tavolo automotive siamo uniti col governo e tutti gli attori della filiera per affrontare insieme le sfide della transizione energetica».
Se la Fiom chiedeva un «secondo produttore a Mirafiori» già ai tempi del referendum di Marchionne del 2011, ieri un’altra sua storica richiesta è stata condivisa dai “cugini” della Fim Cisl: «assegnare un altro modello di “largo consumo” da affiancare alla 500 elettrica e di anticipare i lanci produttivi dei modelli Maserati», chiede il segretario nazionale Ferdinando Uliano. Che poi snocciola i numeri di Mirafiori: «Nel 2023 85.940 unità con un -9,3% rispetto al 2022, un dato negativo dopo tre anni di salita produttiva: la 500 elettrica si ferma a 77.260 unità, mentre sulla linea Maserati si sono raggiunte le 8.680 unità con i 5 modelli (Gt, Gc, Levante, Ghibli e Qp), -49% rispetto al 2022. E il suv Levante smetterà di essere prodotto a partire da aprile».
* Fonte/autore: Nina Valoti, il manifesto[2]
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