Omicidio di un giornalista egiziano: il fratello accusa i servizi ucraini
Mohammed Al-Alawi aveva rivelato l’acquisto di una villa di lusso a nome della suocera di Zelensky
Assassinato il giornalista egiziano Mohammed Al-Alawi, autore di un’inchiesta su proprietà di lusso sulla costa del mar Rosso, facenti capo alla famiglia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La polizia egiziana, che non si è ancora espressa sui moventi dell’omicidio, ha reso noto che il corpo di Al-Alawi, ritrovato in una via periferica della città turistica di Hurghada, presenta numerose abrasioni, fratture e che la morte è stata causata da un grave trauma cranico.
GIOVANE desideroso di affermarsi nella professione, lo scorso agosto, Al-Alawi aveva reso pubblici documenti che provavano l’acquisto a nome della suocera di Zelensky, Olga Kijashko, di una lussuosa villa nella località privata di El Gouna, anche conosciuta come “la Venezia egiziana”. Si tratta di un immobile di 300 mq, con vista mare, del valore di 4,8 milioni di dollari e la cui data di acquisto è il 16 maggio 2023, coincidente con l’inizio della controffensiva ucraina.
L’inchiesta ha avuto risonanza in tutto il mondo, facendo riemergere una verità scomoda: quella della corruzione endemica che attanaglia i vertici del potere ucraino. È anche grazie a materiali di questo tipo che va scemando il consenso al supporto incondizionato a Kiev. Questa settimana, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha dichiarato che la Germania «non vede alcun motivo per aumentare l’assistenza militare e finanziaria all’Ucraina».
Commentando l’assassinio del fratello per una pubblicazione egiziana, Ahmed Al-Alawi ha detto che se il reportage aveva portato a Mohammad popolarità, il reporter aveva anche iniziato a ricevere intimidazioni e minacce. Ahmed ha anche detto che, secondo la polizia, l’omicidio potrebbe essere legato ad un’azione dei servizi speciali ucraini e che indagini sono in corso sul possibile coinvolgimento di diversi cittadini ucraini residenti in Egitto.
L’ENTITÀ delle violenze subite da Mohammed Al-Alawi è coerente con l’ipotesi di tortura. Secondo una tale ipotesi, per ora non suffragata da nessuna prova, i servizi segreti di Kiev potrebbero aver rapito il giornalista per torturarlo e scoprire le fonti delle sue informazioni. L’Egitto è divenuto infatti un luogo rifugio per i capitali della cerchia ristretta del potere ucraino il quale terrebbe a premurarsi che una simile fuga di notizie non si verifichi più.
Nel caso la pista ucraina venisse confermata, resta da vedere quale sarà la reazione del governo egiziano. Il Cairo ha cercato di mantenere una posizione neutrale nel conflitto russo-ucraino ma proseguire su tale linea è divenuto difficile di fronte al sostegno attivo di Zelensky ai bombardamenti della Striscia di Gaza. Potenzialmente, l’episodio potrebbe contribuire a rafforzare ulteriormente il fronte dei paesi del Sud del mondo e ad aumentare il boicottaggio dell’Ucraina di Zelensky.
* Fonte/autore: Fabrizio Vielmini, il manifesto
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