by Massimo Franchi * | 24 Ottobre 2023 16:20
Ancora nessun testo in Parlamento. Ridotto il taglio del cuneo, in pensione potranno andarci solo i lavoratori ricchi, Ape sociale più difficile
A otto giorni dal consiglio dei ministri che l’ha varata e dalla conferenza stampa di presentazione, il testo della legge di Bilancio ancora non c’è. Le bozze che circolano però disegnano una manovra molto più austera degli annunci di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti.
Ieri dal Mef hanno promesso che il testo della manovra arriverà alle Camere entro la fine di questa settimana, fra giovedì e venerdì. Le indiscrezioni parlano di una beffa anche sul prolungamento per il solo 2024 del taglio del cuneo fiscale: verrà confermato al 7% solo per i redditi annui fino ai 15mila euro, per poi scendere progressivamente fino a 3% per chi percepisce tra i 32mila e i 35mila euro. «La legge di Bilancio non prevede praticamente nulla in più rispetto all’anno in corso, anzi, peggiora a fronte del drammatico impoverimento di milioni di persone», denuncia il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.
Ancora peggiori le novità sulle pensioni. Il ministro della Lega – partito che aveva promesso di «cancellare la legge Fornero» e di «istituire quota 41 anni di contributi a prescindere dall’età» – con un vero colpo di mano ha deciso di far ripartire il nefasto «adeguamento dell’età pensionabile alla aspettativa di vita», caposaldo della riforma Fornero. Durante il Covid l’aspettativa di vita è scesa, ma per legge l’età pensionabile non può scendere[1]. Passato il Covid, l’aspettativa di vita è tornata a salire ma ancora valeva una norma che ne bloccava l’adeguamento fino a fine 2026. Ora Giorgetti ha deciso di farla ripartire dal 2025, dunque due anni prima. Ciò significa che gli attuali 42 anni e 10 mesi di contributi che servono agli uomini (41 anni e 10 mesi le donne) per andare in pensione, dal 2025 aumenteranno di almeno 7 mesi l’anno. Altro che Quota 41.
L’altro colpo di mano riguarda le soglie minime per la pensione anticipata. Se, come da annunci, è stata tolto il limite di una volta e mezzo l’assegno sociale (750 euro circa) di maturazione dei contributi per andare in pensione a 67 anni con 20 di contributi – scende al solo assegno sociale (503 euro) – viene aumentato da 2,8 a 3,3 volte il tetto per poter andare in pensione a 64 anni: servirà dunque avere un assegno di ben 1.661 euro, una quota che solo i lavoratori ricchi possono raggiungere.
Brutte notizie anche per chi aspira all’Ape sociale, l’anticipo pensionistico per le categorie di lavoratori gravosi: da 63 anni si passa a 63 anni e 5 mesi.
* Fonte/autore: Massimo Franchi, il manifesto[2]
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