by Roberto Ciccarelli * | 5 Ottobre 2023 9:36
I dati dopo la pandemia, per l’Unione Inquilini il 2023 sarà peggiore, a Roma record di sgomberi, il 40% degli affittuari sono poveri
Il caro-affitti che riempie occasionalmente le cronache di queste settimane grazie alla protesta degli studenti con le tende ha una logica conseguenza: gli sfratti. Ieri, con ritardo, sono arrivati dati drammatici che attestano, dopo la pandemia e il blocco degli sfratti, uno «tsunami». Così lo ha definito l’Unione degli inquilini. Presi uno per uno gli sfratti sono uno stillicidio, ma si mantengono nell’invisibilità alla quale di solito viene relegata la questione sociale nelle società neoliberali. Ma se considerati insieme, pur nell’astrattezza della statistica, i dati sugli sfratti indicano un problema politico: tanto più il capitalismo produce apocalissi, tanto meno saranno considerate le politiche capaci di contrastarlo.
NEL 2022 gli sfratti esecutivi, realizzati con la polizia, sono stati oltre 30 mila. Rispetto all’anno precedente c’è stato un aumento del 218%. E, nel frattempo, restano sospese 100 mila richieste di esecuzione (in questo caso l’aumento è di circa 200%). E poi ci sono quasi 42 mila nuove sentenze di sfratto (anch’esse in aumento di circa 10%).
NON È FINITA. Perché ancora non è stato calcolato l’impatto che avrà sulla vita delle persone colpite dalla precarietà abitativa dall’azzeramento del «Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli», realizzato dal governo Draghi e confermato da quello Meloni. I sindacati sostengono che anche nella prossima legge di bilancio sarà dura ottenere risorse.
IL PROBLEMA più grave è proprio la morosità incolpevole e solo una minima parte avviene per finita locazione. È un’emergenza strutturale, certo non nata ieri, che continua a colpire le famiglie. Quelle che, dopo la pandemia, non possono più permettersi un affitto. Una delle misure prese dal «Conte 2», cioè il blocco degli sfratti, ha prodotto nel 2021 un dato viziato. Quello che invece stiamo commentando riguarda il 2022 e restituisce anche all’attenzione più distratta la realtà. Anche solo riferendoci ai dati, noi però vediamo solo la punta dell’iceberg. Sotto, c’è un continente enorme. L’Istat, nel rapporto sulla povertà 2021, ha parlato di «866 mila famiglie in povertà assoluta, di queste il 40 per cento vive in affitto. È in questa fascia che maturano le condizioni di povertà che possono anche arrivare allo sfratto.
IL RECORD degli sfratti è a Roma per numero di sfratti. Secondo i dati elaborati dal ministero dell’Interno, e diffusi dal sindacato Unione inquilini, l’anno scorso nella Capitale sono stati notificati 6.486 provvedimenti e 6.591 richieste di esecuzione pervenute: +200% sul 2021. Il Lazio si posiziona terzo su base nazionale per numero di sfratti eseguiti. Il primato lo ha la Lombardia con 5.391 interventi.
«IL 2023 sarà peggiore – sostiene la segretaria di Unione inquilini, Silvia Paoluzzi – perché si vedranno gli effetti dell’eliminazione dei sussidi tra cui il Reddito di cittadinanza che interveniva anche a supporto del contributo all’affitto». «La situazione è peggiore rispetto al 2018-9 ed è il frutto della totale assenza di politiche di sostegno alla locazione e allo stato di abbandono in cui sono state lasciate le famiglie dal 2020 in poi». Per Confedilizia, l’associazione dei proprietari di casa, la situazione è normale: «Al di là dell’ovvio aumento dei numeri rispetto ai quasi due anni di stop agli sfratti (2020-2021), periodo che non ha alcun senso prendere a riferimento (come incredibilmente fa un sindacato degli inquilini), il rapporto del ministero indica una situazione di sostanziale stabilità quando non di diminuzione».
CIÒ CHE IN REALTÀ è più scandaloso è la mancanza di politiche sociali, di investimenti nell’edilizia popolare. E la deregulation degli affitti turistici lasciati senza limiti e controlli. Una situazione che sarà denunciata a Roma sabato nella manifestazione convocata dalla Cgil con più di 100 associazioni della sinistra diffusa, dalla campagna «Ottobre Sfratti Zero» dell’Unione Inquilini il 10 ottobre, dalla mobilitazione per il diritto all’abitare del 19 ottobre.
* Fonte/autore: Roberto Ciccarelli, il manifesto[1]
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