by Chiara Cruciati * | 29 Settembre 2023 9:46
Per Tel Aviv l’affare più ricco di sempre, per un equipaggiamento testato sul campo e che pubblicizza se stesso: «Troppe richieste, vogliono tutti comprare le nostre armi»
Il via libera dagli Stati uniti era arrivato a metà agosto, ieri lo storico accordo militare tra Germania e Israele si è concretizzato: stretta di mano tra i ministri della difesa, Boris Pistorius e Yoav Gallant, e firma apposta sulla vendita a Berlino del sistema israeliano di missili ipersonici Arrow-3. Consegna prevista delle batterie (numero non specificato): inizio 2025.
Le dichiarazioni di ieri hanno ripreso quelle pronunciate un mese fa, quando l’accordo da 3,5 miliardi di dollari era cosa fatta: «A 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Germania e Israele si uniscono per costruire un futuro più sicuro», ha detto Gallant. Per Israele un vero affare: a sentire l’amministratore delegato della Israel Aerospace Industries, Boaz Levy, è il contratto più ricco mai stipulato.
Anche perché Arrow-3, come ogni arma sviluppata dall’industria militare israeliana, pubblicizza se stesso: armi testate sul terreno, nel grande laboratorio che è quel pezzo di Medio Oriente ostile, Libano, Siria, Gaza, Iran. Arrow-3, nello specifico, è il sistema di intercettazione di missili convenzionali e non convenzionali più avanzato dell’industria israeliana (e statunitense, in collaborazione con Boeing), capace di colpire fino a 200 km di altezza, fuori dall’atmosfera terrestre.
Berlino lo percepisce come il mezzo per impedire gli eventuali rigurgiti della guerra ucraina, parte integrante dell’iniziativa europea Sky Shield. Insomma, una difesa contro la Russia, nel caso a Mosca venga in mente di mirare su una città tedesca. Per l’industria militare globale l’invasione è stata un ben di dio.
È in Israele la santabarbara dell’Ucraina[1]
Lo spiegava bene ad al-Monitor una fonte anonima della difesa israeliana, pochi mesi fa: «Non riusciamo a far fronte a tutte le visite, gli incontri, le richieste» di delegazioni straniere che accorrono in Israele «per comprare qualcosa, qui e subito». Per le casse di Tel Aviv l’ennesimo boom: il 2022 è stato l’anno-record, 12,5 miliardi di dollari in vendite di equipaggiamento militare.
* Fonte/autore: Chiara Cruciati, il manifesto[2]
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