Khaled El Qaisi è riapparso ieri nel Tribunale di Rishon Lezion, non lontano da Tel Aviv. È in buone condizioni, secondo quanto abbiamo appreso. Lo assiste un avvocato arabo israeliano (palestinese d’Israele) Ahmed Khalifa che ha spiegato al manifesto al telefono «di non poter rivelare alcun particolare del procedimento in corso per ordine dei giudici» e che «continuerà a garantire il diritto alla difesa di Khaled El Qaisi». Durante l’udienza, il procuratore israeliano ha rivolto al ricercatore diverse domande su vari aspetti della sua permanenza in Cisgiordania. Poi, al termine dell’udienza, cominciata con diverse ore di ritardo rispetto al previsto, la Corte ha prolungato la detenzione fino al prossimo 14 settembre. Nel frattempo, vanno avanti le indagini. La Farnesina dopo l’udienza ha diffuso un comunicato in cui descrive El Qaisi come un «detenuto in attesa di giudizio». Non è semplice prevedere l’evoluzione del caso. Pochi credono che il ricercatore italo-palestinese tra una settimana sarà scarcerato e mandato in Italia. Non poco dipenderà dalle pressioni che farà il governo di Giorgia Meloni su quello «amico» di Benyamin Netanyahu. Resta il mistero delle accuse che vengono rivolte al ricercatore italiano.

«In quella che ancora viene spacciata come la ‘sola democrazia mediorientale’ è detenuto dal 31 agosto scorso un cittadino italo palestinese, stimato ricercatore universitario in Italia, colpevole di sostenere i diritti del suo popolo» denuncia Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare, che a nome della sua formazione politica chiede che «L’Italia ritiri l’ambasciatore se il governo israeliano non rilascerà il nostro connazionale. Così come ci siamo mobilitati – aggiunge – per la liberazione dello studente Patrick Zaki con la stessa determinazione bisogna farlo perché Khaled possa tornare presto al proprio lavoro e dai propri cari». Nicola Fratoianni primo firmatario di una interrogazione parlamentare rivolta al ministro degli Esteri Tajani dall’Alleanza Verdi Sinistra, sottolinea che «Nonostante abbia trascorso numerosi giorni in stato detentivo, sono ancora poche le notizie che si hanno riguardo al suo stato di salute fisico-psichica e al tenore delle accuse che vengono mosse» a Khaled El Qaisi. Sul caso è intervenuto anche il M5S. La deputata Stefania Ascari chiede che «le autorità italiane si attivino per tutelare i diritti di un proprio cittadino. No a un altro caso Zaki».

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto[1]