Europa. La giustizia climatica alla Corte dei diritti dell’uomo

by Federica Rossi * | 27 Settembre 2023 9:52

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Oggi a Strasburgo il caso di sei giovani portoghesi contro 32 nazioni «inadempienti». Per la prima volta l’accento viene posto sul diritto alla vita e contro le discriminazioni

 

Oggi si scrive una pagina importante per la giustizia climatica. Sei giovani portoghesi, di età compresa tra gli 11 e i 24 anni, portano 32 stati di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per inadempienza agli obblighi climatici comunitari. In una cornice politica in cui le cosiddette climate litigations si moltiplicano: memorabile la vittoria di 17mila cittadini olandesi contro il colosso petrolifero Shell nel 2021 o la recente causa contro Eni mossa da Greenpeace, Re:Common e 12 cittadini. Nella speranza che la giurisprudenza si riveli tra i più solidi alleati dell’ambiente.

Quando le fiamme del 2017 nella regione di Beira, al confine tra Portogallo e Spagna, sono costate la vita di 66 persone e 20mila ettari di foresta, i sei giovani hanno deciso di affidarsi al gruppo di avvocati Global legal action network (Glan) per cercare giustizia alla corte di Strasburgo. «I nostri esperti dicono che a 3 gradi ci saranno ondate di caldo ancora più estreme, che dureranno un mese o più. I governi di tutto il mondo hanno il potere di fermare tutto ciò ma hanno scelto di non fare la loro parte. Non possiamo restare a guardare» commenta Catarina Mota, una partecipante (23 anni).

L’ACCUSA RIVOLTA AI 32 STATI – i 27 membri dell’Ue più Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Turchia e Russia (in principio c’era anche l’Ucraina) – non riguarda solo l’inadempienza agli obblighi climatici, ma anche la violazione di diritti umani: in particolare gli articoli a cui si fa riferimento sono il diritto alla vita, alla vita privata, alla non discriminazione. Un dettaglio da non sottovalutare, in quanto sottolinea che i diritti fondamentali dell’uomo passano anche attraverso la lotta alla crisi climatica. Una pronuncia positiva della Corte, interpellata per la prima volta in merito al clima, potrebbe infatti costituire un precedente storico e legislativo. Ma per la decisione potrebbero volerci mesi.

Finora l’ambiente ha incontrato la giustizia solo nei singoli paesi. In Italia tra le climate litigations si ricorda anche la campagna di Giudizio Universale, del 2021, primo caso in cui 200 ricorrenti, tra cui 17 minori e 24 associazioni, hanno denunciato al Tribunale di Roma contro il Belpaese per inadempienza climatica sulla riduzione di emissioni clima-alteranti per rientrare negli obiettivi dell’Accordo di Parigi, i celebri 1,5/2 gradi.

OGGI DUNQUE ANCHE L’ITALIA si dovrà difendere di fronte ai 22 giudici della Cedu. Il caso, classificato come «prioritario», sarà discusso anche davanti all’organo più solenne della Corte, la Grande Camera. Prima di pronunciarsi sul merito la Corte esaminerà innanzitutto la ricevibilità del ricorso, che implica il rispetto di criteri rigorosi su cui molti casi si sono arenati in passato, anche in materia ambientale.
I sei giovani ricordano che la crisi climatica in corso non distribuisce equamente i suoi effetti tra gli stati più o meno pronti ad adattarsi, o più o meno vulnerabili e che tutti i paesi coinvolti sono responsabili. Gli avvocati di Glen insisteranno anche sulla violazione del diritto alla salute dei giovani, per esempio impossibilitati dalle temperature che quest’estate hanno raggiunto oltre i 40 gradi in molte zone, a condurre attività all’aperto. «Tutta l’Europa sta vivendo tremendi impatti climatici: in Portogallo quest’estate abbiamo sperimentato ondate di caldo sempre peggiori che stanno limitando la nostra capacità di poter decidere della nostra vita in maniera libera» ha dichiarato il portavoce della campagna André dos Santos Oliveira, 15 anni.

GLAN AFFERMA CHE ALCUNI PAESI hanno già inviato alla Cedu i loro pareri: «Non può essere stabilita una relazione di causa-effetto assoluta tra i cambiamenti climatici e problemi sulla salute umana: c’è grande incertezza sul bilancio finale della mortalità: se sia positivo o negativo», avrebbe comunicato la Grecia.

* Fonte/autore: Federica Rossi, il manifesto[1]

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