Niger. La giunta militare nomina un premier e non fa sconti agli Usa

by Marco Boccitto * | 9 Agosto 2023 10:22

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Snobbata la visita della vice-segretaria di Stato Usa, che non incontra né il leader dei generali né il deposto presidente Bazoum. Respinta anche una delegazione dell’Unione africana

 

La giunta militare nigerina tira dritto. Messa per ora in standby la guerra per procura immaginata da Stati uniti e alcuni paesi europei per ristabilire lo status quo antecedente al golpe, in Niger ieri è stato comunque un giorno di intense manovre diplomatiche. Che però al pari delle precedenti non hanno prodotto nulla.

In mattinata l’inviata della Casa bianca, la vice-segretaria di Stato Victoria Nuland, non ha ottenuto trattamenti di favore rispetto alla delegazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) che si era recata a Niamey nei giorni scorsi: non ha quindi potuto incontrare né il leader della giunta militare, l’ex capo della Guardia presidenziale, generale Abdourahamane Tchiani, né tantomeno il deposto presidente Mohamed Bazoum, che dopo la lettera-appello per la sua liberazione inviata al Washington Post sembra aver perso per ora la possibilità di comunicare con l’esterno.

Nuland si è dovuta accontentare di vedere il generale Moussa Salaou Barmou – il cui unico titolo di merito gli deriva dall’essere stato addestrato negli Usa – e altri tre membri di secondo piano del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp). I militari, ha detto la vice di Antony Blinken al termine dei colloqui, «sono stati piuttosto inflessibili in merito a come intendono procedere». Ma di certo, ha sottolineato, « non intendono farlo a difesa della costituzione del Niger», Allo stesso tempo il suo capo ha rilasciato diverse interviste in cui ha espresso ancora la speranza per una soluzione negoziale, aggiungendo che per Washington la Russia e il gruppo Wagner non hanno ispirato il golpe, ma «cercano solo di trarne vantaggio».

I militari nigerini intanto hanno detto no a una nuova missione congiunta dell’Unione africana, della Cedeao e dell’Onu. perché «l’attuale contesto di collera pubblica e di rivolta dopo le sanzioni imposte dalla Cedeao – si legge in una nota – non permette di accogliere la delegazione nelle necessarie condizioni di serenità e sicurezza». È stata inoltre formalizzata la nomina a primo ministro “di transizione” di Ali Mahaman Lamine Zeine, già responsabile delle Finanze nel governo di Mamadou Tandja, rovesciato nel 2010.

Una crepa nel fronte europeo più interventista potrebbe aprirla invece l’Italia, dopo le parole del ministro della Difesa Crosetto a Repubblica sul dialogo possibile con la giunta, che non sarebbe ostile agli italiani e tanto gli basta. Dopo il Processo di Roma, suona come un altro sgarbo ai francesi.

* Fonte/autore: Marco Boccitto, il manifesto[1]

 

ph by USAFRICOM from Stuttgart, Germany, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

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