Germania. Cannabis legalizzata, il governo approva
Il governo approva il progetto di legge, manca solo la ratifica dei deputati del Bundestag
È il primo passo istituzionale della svolta antiproibizionista incentrata sui due obiettivi definiti nell’accordo di programma firmato da Spd, Verdi nel 2021: combattere la criminalità organizzata che continua a incassare miliardi di euro grazie al monopolio dello spaccio e garantire la salute dei milioni di tedeschi costretti a consumare le sostanze sempre più “chimiche” offerte dal mercato nero.
PASSA COSÌ IL CAMBIO di paradigma che stravolge decenni di approccio punitivo con spese esorbitanti per le casse pubbliche: dall’azione di repressione affidata alle forze dell’ordine (costo: 1 miliardo di euro annuo, tengono a precisare al ministero dell’Interno) ai tribunali dei 16 Land intasati di procedimenti giudiziari imbastiti sul possesso di quantità irrisorie da parte di cittadini comuni con fedina penale immacolata. Senza contare la ricaduta sul sistema carcerario, ricordano al ministero della Giustizia, altro dicastero interessato dalla riforma penale.
Adesso si attende solo la ratifica dei deputati del Bundestag tornati al lavoro dopo la pausa estiva, ultimo scoglio prima dell’entrata in vigore della legge che consentirà il possesso personale fino a 25 grammi e la coltivazione casalinga di massimo tre piante di marijuana. Ieri mattina il ministro della Sanità, Karl Lauterbach, ha confermato l’impianto cui mancavano solamente gli ultimi dettagli. La norma permetterà a tutti i maggiorenni di aderire alla rete di “Cannabis Social Club” destinati alla distribuzione controllata senza scopo di lucro di quantità limitate al mese.
LA REDAZIONE CONSIGLIA:
Afghanistan e oppio, l’eradicazione è un maleCon la tessera di iscrizione introdotta dal governo anche per coprire i costi di funzionamento delle strutture e la coltivazione di campi e serre di canapa, tutte obbligatoriamente lontane almeno 200 metri dalle scuole e iscritte in un apposito albo statale.
UNA SOLUZIONE alla tedesca, dopo che il governo Scholz ha scartato il “modello Amsterdam” fin troppo business-oriented e bypassato il rigidissimo divieto alla depenalizzazione totale dell’Unione europea che ha rallentato non poco la tabella di marcia della legge.
Ora a remare contro la svolta restano solo i pochi oppositori in Germania, tra cui spicca il sindacato di polizia pronto al conto, del tutto spannometrico, del «maggiore onere necessario» per controllare la legalità di migliaia di “Social Club” a cui potranno essere iscritti fino a 500 membri. Mentre l’Associazione dei giudici esprime il proprio scetticismo sulla totale e improvvisa scomparsa del mercato nero, e dalla comunità medica, ovvero fra i colleghi del ministro Lauterbach, emerge la richiesta di alzare il limite di età a 21 anni per abbassare i rischio di danno sugli adolescenti.
UNA MINORANZA rispetto ai milioni di consumatori di cannabis che chiedevano di uscire dall’ombra dell’illegalità indotta, con l’opinione pubblica da anni in stragrande maggioranza favorevole alla legalizzazione della sostanza anche per uso ricreativo. Ma ad applaudire sono anche i funzionari del ministero delle Finanze guidato dal falco liberal Christian Lindner dopo la certosina stima degli incassi derivanti dalla tassazione del nuovo mercato portato alla luce anche del loro sole.
INATTACCABILE l’incontrovertibile rapporto fra costi e benefici, all’opposizione cristiano-democratica non resta che far leva sul «cattivo esempio per i giovani» della svolta antiproibizionista. Troppo poco per invertire la rotta tracciata fino in fondo: subito dopo l’approvazione del Parlamento negli uffici dell’elefantiaca burocrazia tedesca partirà il lento ma irrefrenabile processo che porterà al rilascio delle prime licenze negli Stati pilota destinati a fare da apripista. Il ministro Lauterbach prevede un breve «periodo di transizione» prima del via libera ai Social Club su tutto il territorio nazionale, in cui la cannabis ricreativa verrà distribuita negli attuali canali di quella medica.
* Fonte/autore: Sebastiano Canetta, il manifesto
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