Escalation. La regia atlantica della controffensiva ucraina
Incontro segreto tra i vertici militari di Kiev e quelli della Nato: Zelensky punta a oriente, gli alleati premono invece per concentrare le forze a sud
Riunione di guerra a ovest per cambiare le sorti della controffensiva nell’est. Ieri il Guardian ha svelato i dettagli di incontro segreto che si è svolto dodici giorni fa al confine tra Ucraina e Polonia e che ha visto la partecipazione del comandante militare in capo di Kiev, Valeriy Zaluzhnyi, e alcune figure di spicco della Nato. In particolare il generale Christopher Cavoli, capo militare dell’alleanza atlantica, e l’ammiraglio Sir Tony Radakin, capo di stato maggiore delle forze armate in Gran Bretagna.
È la stessa testata britannica ad affermare che non si è trattato di una «discussione ordinaria»: Zaluzhnyi ha portato con sé l’intera squadra di comando militare. Apparentemente l’obiettivo era reimpostare la strategia della controffensiva ucraina, che ancora non ha prodotto risultati decisivi sul campo.
Che negli ambienti militari occidentali ci fosse dibattito in merito non è un mistero. Nelle ultime settimane si sono avvicendati numerosi commenti su alcune delle testati più autorevoli d’oltreoceano, New York Times e Washington Post in primis, che esprimevano dubbi e timori sui possibili esiti del contrattacco nel Donbass.
IL CAPO DI STATO maggiore dell’esercito Usa Mark Milley aveva parlato a luglio di una avanzata «più lenta del previsto» mentre più di recente ha riconosciuto alcuni successi. È di questa settimana la conquista ucraina di Robotyne, centro strategico per la direttrice che punta versa Melitopol.
Segno che qualcosa sta cambiando, dopo l’incontro di dodici giorni fa (che, riporta il Guardian, è durato cinque ore)? Pare che uno dei principali argomenti di disaccordo tra i vertici militari di Kiev e le controparti occidentali riguardasse la dislocazione delle truppe.
L’Ucraina ha schierato i propri uomini in diversi punti, tra cui quelli orientali di Bakhmut, mentre è opinione dei vertici Nato che ci si dovrebbe concentrare con maggiore intensità a sud – nel tentativo di «tagliare in due» l’occupazione russa e creare un ponte di terra verso la Crimea. Un’osservazione che, ha scritto il Nyt, era già stata mossa a Zaluzhnyi il 10 agosto in una videoconferenza da parte sia di Radakin e Cavoli che di Milley.
Ma è comunque chiaro che il riorientamento strategico, a meno di sorprese, non porterà a un ribaltamento delle sorti del conflitto nel breve periodo. Problema non di poco conto è rappresentato dalle mine, di cui i russi avrebbero riempito il terreno in ottica difensiva. Avanzare significa, anche se non soprattutto, ripulire le aree da tali ordigni, compito inevitabilmente lento oltre che pericoloso.
INTANTO LA GUERRA prosegue anche con missili, droni e artiglieria sui civili, senza conoscere pause. Fonti ucraine riferiscono di due persone morte ieri mattina in un bar a Kupiansk e di attacchi a Dnipro e Kherson, mentre il Cremlino dichiara di aver respinto un’incursione di droni diretta verso la capitale russa.
Secondo Kiev, inoltre, tre giorni fa un sistema antimissili S-400 in dotazione all’esercito di Putin è stato colpito e distrutto in Crimea. Ma non ci sono solo combattimenti: due giorni fa a Karkhov la militare Alina Shevchenko ha sposato simbolicamente la propria compagna, per chiedere un maggiore riconoscimento dei diritti Lgbt nel paese.
* Fonte/autore: Francesco Brusa, il manifesto
ph by President.gov.ua, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
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